venerdì 23 settembre 2016

Ecco a voi il PREMIO DI MINORANZA PER L'INGOVERNABILITA'!

Dopo lunghi mesi di gestazione ecco la tanto attesa proposta di superamento dell'Italicum, partorita della minoranza PD di Speranza e Bersani, ovvero il neo-Mattarellum: 475 seggi attribuiti in altrettanti collegi uninominali maggioritari, a turno unico, e con premio di maggioranza di 90 seggi per chi ha avuto più voti a livello nazionale. Peccato che il premio in un sistema tripolare, se non si conquistano almeno 230-240 seggi, è del tutto inutile ma soprattutto non essendo subordinato ad una soglia minima di voti o di seggi - come detta la sentenza di bocciatura del Porcellum del 2014 - la proposta parte subito con il piede sbagliato, perchè palesemente incostituzionale, per una sorta di coazione a ripetere gli errori della grande porcata.
Per giunta il premio potrebbe essere aggiudicato in teoria anche ad un partito che prende solo il 20-25% dei voti, che è la principale critica all'Italicum dei bersaniani (ma con l'attuale legge al secondo turno il vincente conquista il premio grazie al superamento del 50% dei consensi!). Per il secondo arrivato con il neo-Mattarellum c'è il premio di consolazione di 30 seggi, che certifica l'impossibilità matematica di arrivare alla maggioranza. 
Infatti se i 475 seggi dell'uninominale fossero distribuiti più o meno equamente tra i tre poli, ovvero 150-170 a testa, nessuno sarebbe in grado di raggiungere la quota minima dei 200 seggi, del tutto insufficiente per conquistare la maggioranza assoluta dei seggi. In più per gli strani effetti del maggioritario potrebbe anche accadere che prenda più voti, e quindi si aggiudichi il premio di (pseudo) maggioranza, un partito o una coalizione che ha conquistato qualche seggio in meno del primo classificato.
Ecco quindi che la proposta Speranza-Bersani inaugura una nuova era politico-elettorale, quella del PREMIO DI MINORANZA PER L'INGOVERNABILITA'! La palla quindi tornerà ai partiti che dovranno negoziare più o meno grandi alleanze con spartizione di posti di potere, scambi di favori per il revival delle logiche consociative della prima Repubblica.
Con la proposta della sinistra PD la babele di proposte e di posizioni sulla revisione della legge elettorale è al completo:
i centristi si accontentano del premio alla coalizione al posto del premio alla lista
SI predilige il modello greco o giù di lì
lega e FI tacciono, se ne disinteressano o non sanno cosa vogliono
i pentastellati infine bramano il ritorno al pentapartito, ovvero al proporzionale prima Repubblica in un revival da brivido, spalleggiati dai verdiniani in un'inedita alleanza.

In questo caos mettere d'accordo tutti su alcune modifiche all'Italicum appare impresa titanica se non impossibile, specie prima che arrivi il pronunciamento della Consulta, che oltre a decidere sulla costituzionalità della legge metterà anche alcuni paletti per eventuali cambiamenti futuri, come è stato con la sentenza di bocciatura del Porcellum del gennaio 2014. Che senso ha elaborare un neo-Italicum quando ancora non si conoscono le motivazioni e pende la sentenza della Consulta? Nessuno, evidentemente.

Insomma siamo al gioco delle parti e dei veti incrociati per demolire una buona legge, appena entrata in vigore, mai applicata e mai verificata sul campo, per sostituirla con un nebuloso ritorno al passato, che sia il neo-Mattarellum o il proporzionale stile prima Repubblica partitocratica, consociativa e spartitoria, che ci ha lasciato in eredità "solo" il 120% e passa di debito sul PIL.

In questo contesto, a di poco confuso e velleitario, è passata la mozione ultra-generica della maggioranza sulle ipotetiche modifiche dell'Italicum: La Camera premesso che, l’11 luglio 2016 è entrata in vigore la legge 6 maggio 2015, n. 52, comunemente conosciuta come Italicum, in materia di elezione della Camera dei Deputati; è attualmente in corso un ampio dibattito politico su possibili e articolate ipotesi di riforma della citata legge; Si impegna ad avviare, nelle sedi competenti, una discussione sulla legge 6 maggio 2015, n. 52, al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza sulle suddette proposte.

Cosa si aspettavano i paladini della rottamazione dell'Italicum? Tutti sapevano perfettamente che non è mai esistito un minimo comune denominatore, sulle eventuali modifiche, nella maggioranza di governo, all'interno del PD, e men che meno nell'opposizione, divisa tra ritorno al maggioritario della prima repubblica, caro ai grillini, e l'assenza di idee del centrodestra. Insomma, il classico inconcludente tutti contro tutti che in passato ha falcidiato regolarmente i tentativi di riforma.

mercoledì 21 settembre 2016

Dopo il rituale delle mozioni parlamentari continua il tormentone delle proposte di modifica dell'italicum

Con la proposta di neo-Mattarellum della sinistra PD la babele di posizioni sulla revisione della legge elettorale è al completo:
i centristi si accontentano del premio alla coalizione al posto del premio alla lista
SI predilige il modello greco o giù di lì
lega e FI tacciono, se ne disinteressano o non sanno cosa vogliono
i pentastellati infine bramano il ritorno al pentapartito, ovvero al proporzionale prima Repubblica in un revival da brivido, spalleggiati dai verdiniani in un'inedita alleanza.

In questo caos mettere d'accordo tutti su alcune modifiche all'Italicum appare impresa titanica se non impossibile, specie prima che arrivi il pronunciamento della Consulta, che oltre a decidere sulla costituzionalità della legge metterà anche alcuni paletti per eventuali cambiamenti futuri, come è stato con la sentenza di bocciatura del Porcellum del gennaio 2014. Che senso ha elaborare un neo-Italicum quando ancora non si conoscono le motivazioni e pende la sentenza della Consulta? Nessuno, evidentemente.

Insomma siamo al gioco delle parti e dei veti incrociati per demolire una buona legge, appena entrata in vigore, mai applicata e mai verificata sul campo, per sostituirla con un nebuloso ritorno al passato, che sia il neo-Mattarellum o il proporzionale stile prima Repubblica partitocratica, consociativa e spartitoria, che ci ha lasciato in eredità "solo" il 120% e passa di debito sul PIL.

In questo contesto, a di poco confuso e velleitario, è passata la mozione ultra-generica della maggioranza sulle ipotetiche modifiche dell'Italicum: La Camera premesso che, l’11 luglio 2016 è entrata in vigore la legge 6 maggio 2015, n. 52, comunemente conosciuta come Italicum, in materia di elezione della Camera dei Deputati; è attualmente in corso un ampio dibattito politico su possibili e articolate ipotesi di riforma della citata legge; Si impegna ad avviare, nelle sedi competenti, una discussione sulla legge 6 maggio 2015, n. 52, al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza sulle suddette proposte.

Cosa si aspettavano i paladini della rottamazione dell'Italicum? Tutti sapevano perfettamente che non è mai esistito un minimo comune denominatore, sulle eventuali modifiche, nella maggioranza di governo, all'interno del PD, e men che meno nell'opposizione, divisa tra ritorno al maggioritario della prima repubblica, caro ai grillini, e l'assenza di idee del centrodestra. Insomma, il classico inconcludente tutti contro tutti che in passato ha falcidiato regolarmente i tentativi di riforma.

domenica 18 settembre 2016

Contrordine compagni: basta preferenze e ballottaggio!

Dunque l'obiettivo prioritario della sinistra PD è l'abolizione del ballottaggio per sostituirlo con l'uninominale maggioritario a turno unico. Lo afferma apertamente Cuperlo che in un'intervista a La Repubblica avanza la sua proposta di modifica dell'Italicum, da sostituire a spron battuto con una sorta di neo-mattarellum così articolato:
  • 475 collegi uninominali, come nel “vecchio” Mattarellum
  • premio di maggioranza, attorno al 15%, a chi conquista più seggi
  • soglia minima imprecisata, per l'attribuzione del premio stesso, ma verosimilmente attorno al 40%
  • riserva di seggi proporzionali per il diritto di tribuna delle minoranze
Dunque contrordine compagni: si da il caso che durante l'iter parlamentare dell'Italicum, invece, gli esponenti della sinistra avevano reclamato proprio la re-introduzione delle preferenze, come argine alla prevalenza dei nominati e per riavvicinare alla politica la gente tramite la facoltà di attribuire la preferenza. L'esatto opposto del collegio uninominale, ora proposto come soluzione di tutti i mali! Nell'uninominale infatti gli elettori devono prendere o lasciare l'unico candidato che trovano sulla lista nel proprio collegio che, molto probabilmente, sarà stato scelto con il bilancino del manuale Cencelli, dopo le rituali trattative tra le correnti interne, specie se il collegio sarà ritenuto sicuro.

Qual'è la differenza tra il capolista bloccato/nominato del piccolo collegio dell'Italicum e il candidato del collegio uninominale? Praticamente nessuna, tranne il fatto che l'eventuale secondo eletto lo sarà grazie alla preferenza espressa dagli elettori, come appunto volevano fortissimamente gli esponenti della sinistra PD durante la discussione parlamentare dell'Italicum, tanto da subordinare l'OK finale alla re-introduzione della preferenza, che ora viene bellamente ributtata a mare.

Ma l'obiettivo prioritario resta l'abolizione del ballottaggio. Non importa se l'elezione a doppio turno è un punto qualificante di tutti programmi della sinistra, a partire dal PDS passando per i DS per arrivare fino al PD. Non importa se la legge per l'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di provincia è un fiore all'occhiello della sinistra, proprio perché funziona, favorisce il ricambio amministrativo, attribuisce una chiaro mandato al vincitore ed evita l'estenuante compra-vendita di seggi tra i partiti per formare la giunta, tipica del passato amministrativo. Durante il confronto tra Giachetti e D'Alema alla festa dell'Unità di Roma siamo arrivati al paradosso di un ex-segretario DS che si fa pubblicamente vanto proprio della legge sull'elezione dei sindaci e contemporaneamente si augura la rottamazione dell'Italicum, ovvero due leggi che, sebbene su piani diversi, hanno in comune proprio lo strumento del ballottaggio per individuare un chiaro vincitore.

Ma quali  sarebbero gli esiti pratici del neo-mattarellum? Gli ipotetici scenari sono due:

 1) un partito conquista una solida maggioranza relativa di seggi, più o meno il 40% dell'Italicum: con il premio di maggioranza sarebbe garantita la governabilità per tutta la legislatura;
 2) lo stesso partito raggiunge una maggioranza risicata di seggi, rispetto agli altri concorrenti, insufficienti però per superare la soglia minima e quindi aggiudicarsi il premio di maggioranza: in questo caso sarebbe inevitabile un governo di coalizione (più o meno grande) per raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi a sostegno del governo.

La prima ipotesi è l'esito atteso e coerente in un sistema di offerta elettorale bipolare, com'era quello italiano prima del 2010, ed analogo a quello previsto dall'Italicun al primo turno. Ma da quell'anno in poi il sistema è diventato tripolare e quindi con tutta probabilità, perlomeno fino a quando regge il M5S e non si ricompattano i due tradizionali poli, l'esito elettorale sarebbe incerto e frammentato in tre gruppi parlamentari, uno dei quali (relativamente) maggioritario grazie al premio, ma non sufficientemente numeroso da conquistare la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari. In sostanza si realizzerebbe quello scenario di ingovernabilità che il ballottaggio dell'Italicum dovrebbe evitare, chiamando i cittadini ad esprimere una seconda scelta a favore di uno dei due contendenti del primo turno.

Basta spostarsi verso occidente di qualche migliaia di Km per avere un esempio emblematico di questa ingovernabilità: la Spagna dopo ben due elezioni politiche nazionali, a distanza di 6 mesi, non ha ancora un governo e si dibatte in estenuanti trattative per mettere d'accordo due dei quattro partiti di minoranza per eleggere un nuovo esecutivo.

Infine non si deve trascurare l'effetto collaterale politico della proposta di neo-mattarellum: l'abolizione del ballottaggio sembra fatta apposta per danneggiare elettoralmente i pentastellati ma potrebbe, con un classico effetto perverso e contro-intuitivo, dare loro una forte spinta propagandistica e di voti, all'insegna della denuncia del colpo di mano della casta che cambia le regole elettorali a proprio vantaggio per contrastare il ricambio politico. La strada della perdizione è lastricata di buone intenzioni, ma soprattutto di pessimi propositi!

giovedì 15 settembre 2016

Sempre più improbabili le modifiche all'Italicum della sinistra PD

Spiace assai dirlo, ma ormai l'on. Bersani è un disco rotto e ripetitivo perchè privo di altri argomenti validi, e con lui tutta la sinistra PD fino a Luciano Violante. Da mesi l'ex segretario insiste con la solfa del partito che con il 25% al primo turno può vincere le elezioni, grazie al premio di maggioranza dell’Italicum conquistato al ballottaggio, come se questa fosse una votazione ininfluente e di scarso valore rispetto al primo turno.

Forse si è scordato o non tiene conto del fatto che:

1-lui per primo, come segretario PD, ha beneficiato della maggioranza alla camera nelle lezioni del 2013 pur avendo conquistato solo il 25% dei voti nell’unico turno, proprio grazie alla distorsione del Porcellum dovuta all'abnorme premio di maggioranza (attribuito senza una soglia minima di voti o di seggi e quindi, per la Consulta, incostituzionale secondo)

2-con l'uninominale maggioritario a turno unico, come il Mattarellum da lui caldeggiato e riproposto reiteratamente, potrebbe accadere la stessa cosa in molti collegi, ma con l'aggravante di un risultato disomogeneo a livello nazionale, ovvero senza una chiara maggioranza di governo, anche con in presenza di un eventuale premio di maggioranza a turno unico e quindi senza soglia minima di seggi (peraltro ritenuto incostituzionale dalla Consulta)

3-che il ballottaggio previsto dall’italicum, in caso di mancato superamento della soglia del 40% al primo turno, non è un'elezione di minore importanza rispetto al primo turno, ma l'espressione della stessa legittima volontà popolare, come accade da decenni nelle elezioni comunali, senza che nessuno si sia mai scandalizzato. Sembra quasi che per Bersani il II° turno non abbia la medesima validità del primo, quasi che l'indicazione maggioritaria del corpo elettorale, a favore di uno dei due partiti del ballottaggio, fosse irrilevante rispetto al consenso del primo turno.

Ad ogni buon conto, come appare probabile, se la Consulta rinvierà l'esame dei ricorsi contro l'Italicum al dopo referendum, le reiterate richieste bersaniane di modifica della legge elettorale avranno ancor meno spazio e bassissime probabilità di arrivare in aula. Prima della pronuncia della Consulta dopo l'eventuale SI al referendum, specie se richiesta da almeno 1/5 della camera come prevede la riforma, ha poco senso elaborare proposte modifiche che potrebbero essere incoerenti o dissonanti rispetto al giudizio della Corte.

Se la disponibilità alle modifiche, espressa da Renzi a Catania, si abbinasse al rinvio dell'esame dell'Italicum a dopo il referendum Bersani dovrà aspettare un bel po' prima che la questione sia messa all'ordine del giorno della camera. Infine se il SI dovesse passare, a dispetto del minacciato NO della sinistra PD, la richiesta di modificare l'Italicum svanirebbe per palese inconsistenza.

domenica 11 settembre 2016

La strada della perdizione è lastricata di "speranzose" intenzioni

Secondo il sociologo Max Weber esistono due modelli di etica: (i) quella delle (buone) intenzioni, dei grandi 
disegni sociali e degli ideali di perfezione umana e (ii) quella dei risultati e della responsabilità, ovvero della 
verifica empirica  di obiettivi concreti e parcellari - tipica delle riforme “a spizzico” care a Karl Popper - e 
degli interventi economico-sociali. Alla prima opzione aderiscono sia le teorie che prefigurano l'avvento 
di società perfette (il comunismo) sia quelle che promuovono la realizzazione di disegni sovrannaturali 
(le religioni) mentre all'etica degli obiettivi/risultati, con la conseguente responsabilità, dovrebbero 
aderire tutti coloro che più modestamente esercitano la professione del politico, specie se riformatori 
economici e sociali. Guai quindi a mescolare le due logiche, quelle dei disegni di perfezione e quella degli 
esiti pratici: la strada della perdizione è lastricata delle migliori intenzioni!

Ebbene nel tormentato dibattito attorno alle modifica dell'Italicum si affollano da mesi schiere di politici che 
aderiscono alla prima opzione etica, ma non certo per realizzare il comunismo o i disegni della provvidenza. 
Più modestamente le intenzioni dei ben intenzionati ruotano attorno al proprio tornaconto politico, travestito 
da motivazioni più o meno di principio o giuridiche, oppure per danneggiare il più possibile con una legge ad 
hoc gli antagonisti diretti. Per le loro intenzioni la legge elettorale ideale deve garantire il massimo di certezza 
di vittoria per la propria parte politica e il massimo di incertezza per gli avversari. 

Naturalmente non ammetteranno mai di remare contro l'Italicum solo per portare più acqua al proprio
 mulino a scapito degli avversari, tentando goffamente di ammantare di motivazioni “alte” le proposte di 
revisione, anche se qualcuno improvvidamente ha manifestato la proprio recondito proposito: evitare che 
al II° turno i pentastellati facciano il pieno di voti "contro" (il PD) come è successo alle elezioni comunali a 
Roma e Torino e come suggeriscono da mesi le intenzioni di voto all'eventuale ballottaggio a livello nazionale. 
Non importa se con questa intenzione si rimpinguerebbero di voti proprio i pentastellati, lastricando loro la 
strada verso la vittoria. Ma dopo gli ultimi sondaggi il vento sembra proprio cambiato, sotto la spinta delle 
turbolenze comunali della capitale, e quindi anche il terrore del sorpasso pentastellato sembra ormai svanito. 
Ma i ben intenzionati non demordono, anzi hanno trovato un autorevole sostenitore!

Dopo la pausa agostana torna quindi alla grande il tormentone caro all'Armata Brancaleone del modifichiamo
 l' italicum, a cui si aggrega pure l'ex presidente Napolitano che vuole le modifiche anche a prescindere dal 
parere della consulta, bontà sua, ma si guarda bene dall'avanzare un proposta. Che importa se poi dopo il 
pronunciamento della Corte Costituzionale si deve ricominciare da capo, ammesso e non concesso che vi 
sia una maggioranza a sostegno della revisione dell'Italicum al Senato, con una miriade di gruppi a cui 
importa solo la sopravvivenza e il proprio tornaconto elettorale. L'argomento del Napolitano anti-Italicum 
è lo stesso caro a Bersani: potrebbe vincere il ballottaggio un partito che ha preso al primo turno solo il 
25% di consensi o anche meno. 

Così Roberto Giachetti minaccia polemicamente lo stesso proposito di Bersani, ma per una motivazione 
opposta:  se cambia l'italicum dirò NO al referendum. Violante invece sull'Huffigton post, in sintonia con
Speranza, ripropone il Mattarellum con il premio di maggioranza a chi conquista più collegi, ma si scorda 
della sentenza sul Porcellum, che subordina il premio al raggiungimento di una ragionevole soglia minima 
di voti o di seggi, senza la quale si ricade nel difetto della grande porcata. L'epidemia di amnesia ormai 
dilaga tra la classe politica. 

Infine con due articoli in due domeniche il Prof. D'Alimonte smonta punto per punto tutte le presunte 
alternative all'Italicum, in particolare la proposta “speranzosa” di collegi uninominali a turno unico + 
premio di maggioranza, con alcune semplici e logiche argomentazioni 
(http://www.huffingtonpost.it/2016/09/11/dalimonte-difende-italicum_n_11961596.html#):

1-anche con il premio di maggioranza non è detto che in un sistema tripolare chi prende più collegi 
raggiunga la maggioranza;
2-un grosso premio di maggioranza sarebbe peraltro anticostituzionale, per via della sentenza della
corte sul porcellum sopra ricordata;
3-in teoria i collegi potrebbero essere aggiudicati a candidati che prendono meno del 30% dei voti
e, sempre in teoria, un partito potrebbe aggiudicarsi il premio di maggioranza avendo conquistato
il 25-30% dei collegi uninominali; gli stessi che auspicano questa soluzione contestano il fatto che 
con l'Italicum possa andare al ballottaggio e vincerlo un partito che ha avuto meno del 30% di 
consensi al primo turno. E la coerenza logica che fine fa? 
4-chi l'ha detto che il voto del ballottaggio vale e conta meno di quello del primo turno?

Conclusione: per una vera stabilità e governabilità serve il doppio voto degli elettori, ovvero il
ballottaggio, per non fare la fine della Spagna.