giovedì 18 agosto 2016

Superamento del bicameralismo e semplificazione legislativa

Archiviato per un mesetto il surreale dibattito sulla riforma della riforma elettorale (servono lustri per cambiare norme inefficaci, anticostituzionali ed obsolete e si vorrebbe rivedere una legge mai applicata, per giunta ancor prima del giudizio della consulta) entra nel vivo quello sul referendum confermativo della Riforma Costituzionale.

Uno dei temi più gettonati è il superamento del bicameralismo perfetto, garanzia di iter legislativi celeri ed efficaci: i sostenitori del No, a proposito dei tempi di approvazione, sottolineano come le leggi di iniziativa governativa, oltre l'80% del totale, nella presente legislatura sono state approvate in media dopo 50 giorni, a dimostrazione che il bicameralismo non comporta necessariamente un rallentamento dell’attività legislativa.

Su questo tema è in atto da tempo un classico gioco delle parti tra maggioranza ed opposizioni e, per le leggi più “sensibili”, anche all'interno della stessa maggioranza. Vediamo come si sviluppa questo classico gioco politico.

Nel caso in cui l’iter legislativo va per le lunghe, per via dell’andirivieni tra Camera e Senato e/o per le manovre dilatorie dell’opposizione a base di migliaia di emendamenti etc.., onde evitare ulteriori dilazioni il governo decide di porre la fiducia sulla legge; la fiducia ovviamente solleva le proteste dell'opposizione che grida allo scandalo e alla violazione della Costituzione per l'abuso della fiducia, prassi effettivamente discutibile se utilizzata in modo sistematico proprio per accelerare l’iter legislativo.

Il gioco diventa poi paradossale, al limite del doppio legame psichiatrico, quando gli stessi che riescono con mezzi vari a procrastinare l'approvazione della legge accusano poi la maggioranza di incapacità e di fallimento riformatore.

Tuttavia senza la fiducia o strumenti come i famosi "canguri" i tempi si allungherebbero a dismisura a causa di tattiche ostruzionistiche, cavilli regolamentari vari, modifiche pretestuose e rinvii strategici all'altro ramo del parlamento, come dimostra la storia del parlamento ed alcuni recenti casi in cui alla fine è stata posta la fiducia: la media per l’approvazione della leggi sarà inferiore ai due mesi ma, per fare solo alcuni esempi, c'e' voluto quasi un anno per la legge sul caporalato, più di cinque per l’omicidio stradale e oltre tre per quella sulle unioni civili, queste ultime approvate solo grazie a discutibili voti di fiducia, per non parlare della legge elettorale.

Quando i contrasti, circa leggi "sensibili" o lesive di interessi forti, non sono tra maggioranza ed opposizione ma all'interno della stessa maggioranza la musica non cambia, anzi i giochi sono ancor più articolati e ambigui. Il caso più eclatante è quello delle norme che modificano i tempi di prescrizione, varate dal Governo in agosto di due anni fa ed ancora al palo, nonostante l’urgenza della questione corruzione e senza che sia mai stato minacciato il voto di fiducia, utilizzato in innumerevoli occasioni.

Insomma a "soli" due anni di distanza dalla sua presentazione, e dopo vari passaggi tra Camera e Senato, la riforma della prescrizione non è ancora stata approvata e solo alla fine di luglio si è arrivati ad un compromesso in Commissione tra le forze politiche che sostengono il governo. Ma non è detto che anche in aula l’accordo regga e passi il testo definito in commissione. Cosa sarebbe successo se la sola camera avesse gestito l'iter legislativo?

sabato 6 agosto 2016

C'è sempre un'ultima speranza......

Non più tardi di 20 giorni fa aveva sentenziato che l'Italicum era una riforma ormai agonizzante, nata deforme e peggiorata via via con il tempo, tanto da produrre la diffusa convinzione che ormai sia avviata "in modo inesorabile alla pensione prima ancora di essere applicato una volta". Invace nell'editoriale odierno su Repubblica Stefano Folli fa una veloce retromarcia, dopo aver realizzato che una frettolosa modifica della legge elettorale prima del referendum, finalizzata a sbarrare la strada elettorale ai pentastellati, farebbe proprio il gioco dei grillini, fornendo loro un formidabile argomento propagandistico per vincere le elezioni, contro tutte le caste coalizzate ed arroccate dietro una legge elettorale a propria difesa corporativa.

Nel frattempo i rumors sul prossimo OK della cassazione al referendum di novembre rinfocolano le speranze della sinistra PD di una modifica e breve dell'Italicum. L'argomento è sempre lo stesso: l'esorbitante premio di maggioranza produrrebbe una distorsione della rappresentanza a favore del vincitore ma, sotto sotto, tutti temono che il secondo turno premi inopinatamente i pentasetellati, come prevedono i sondaggi e come è accaduto al ballotaggio di Roma e Torino. Un analogo argomento critico ha ispirato i ricorsi contro l'Italicum, di prossimo esame da parte della Consulta; ma nessuno pare considerare l'ipotesi che prima di varare una nuova legge o modificare l'Italicum forse converrebbe attendere il parere della corte sulla legge vigente, giusto per introdurre dei correttivi, in caso di bocciatura di qualche punto dell'Italicum, o per evitare di incorrere in un altro giudizio negativo, in caso di cambiamenti sostanziali alla legge non congruenti con le "direttive" delle Conssulta.

Nel frattempo si affastellano le proposte estemporanee di modifica dell'Italicum o di riscrittura della legge, talune incompatibili ed antitetiche rispetto alle altre e quindi auto-escludentesi. Siamo ormai arrivati ad una decina di ipotesi. Le più recenti fanno riferimento ai sistemi elettorali di altri due paesi mediterranei, Spagna e Grecia, che non brillano per efficacia; l'una è paralizzata polticamente da un sistema proporzionale che in un assetto tripolare porta ad esiti elettorali inconcludenti, nonostante due elezioni in sei mesi, mentre l'altra ha da poco archiviato il proprio sistema proporzionale con premio di maggioranza per il primo partito, che il giovane turco Orfini, presidente del PD, vorrebbe invece adottare in alternativa all'Italicum  (ammesso e non concesso che possa mai mai superare il vaglio della sentenza di bocciatura del Porcellum).

Incurante di questi dettagli l'on. Speranza, ex capogruppo PD alla camera, ha trovato la quadratura del cerchio, la formula perfetta e infallibile per cambiare l'italicum a spron battuto e, nel contempo, spodestare l'usurpatore segretario PD, nonchè presidente del Consiglio ( http://www.huffingtonpost.it/2016/08/06/italicum-pd-speranza_n_11362550.html?utm_hp_ref=italy ). Se il presidente del Consiglio accetta di cambiare l'Italicum, come vorrebbero gli speranzosi della sinistra PD, lancia un formidabile assist ai pentastellati per vincere le prossime elezioni, come riconosce il Folli su Repubblica. Se invece risponde picche all'ingiunzione di modificare l'Italicum, amplifica l'opposizione interna per il NO e, in caso di bocciatura referendaria della riforma, la carriera del Premier è destinata al capolinea. Insomma, la classica ingiunzione paradossale, per una decisione impossibile: qualsiasi scelta faccia è garantito un'esito controproducente, perlomeno per i suoi strenui oppositori interni.