mercoledì 1 marzo 2023

Elly, la fase 2: il ritorno alla legge ferrea dell'oligarchia?

Chiusa la parentesi della spinta democratica dei simpatizzanti, in rotta di collisione con l'apparato, ora la giovane neo segretaria dovrà tornare nell'arena oligarchica per fare i conti con vecchie e nuove correnti, giochetti di potere, scambi negoziali, cooptazioni e compromessi vari, visto che non controlla ne' l'assemblea nazionale ne' i gruppi parlamentari. Non si può negare che il ribaltone di domenica, oltre ad aver sovvertito la volontà degli iscritti, ha messo in luce una reazione populista anti establishment, in senso eversivo della legge ferrea dell'oligarchia di Michels già citata come chiave di lettura degli eventi (si veda il post precedente).
 
Tuttavia la transizione da una oligarchia all'altra non è mai una rottura netta ma un ricambio graduale e un po' ambiguo; secondo la «teoria dell’amalgama» di Michels nella logica delle elite politiche non si dà un vero e proprio ricambio drastico, in quanto più realisticamente le stesse vengono sostituite gradualmente attraverso un amalgamarsi dei nuovi dirigenti con i vecchi gruppi di potere; è ciò che è successo nel PD con il salto sul carro vincente da parte dei vecchi volponi capicorrente, che ora presenteranno a Elly il conto per il loro appoggio, in termini di poltrone per conservare influenza sui nuovi equilibri interni. In pratica dovrà mediare, accontentare molti e scontentarne altrettanti se vuole mantenere l'appoggio dei suoi grandi elettori (gattopardeschi). 
 
Insomma ora è il tempo dell'incertezza perchè deve fare i conti con il disallineamento tra potere interno, in quanto è minoritaria nel gruppo dirigente e nel gruppo parlamentare, e il potere che le è arrivato dall'esterno con il voto dei simpatizzanti con il quale è stata portata alla segretaria. Sulla dicotomia tra equilibri interni ed esterni si gioca la possibilità di un uso strategico dell'incertezza - ovvero nella dimensione relazionale dei giochi di potere - da parte dei defenestrati, anche se per ora il suo avversario ha manifestato lealtà sia durante la campagna elettorale sia dopo il voto. Insomma troverà del filo da torcere a meno di svolte consociative di facciata od offerte di posti per accontentare capi corrente, che potendo manovrare i gruppi parlamentarie saranno una fonte di incertezza per la gestione istituzionale. 
 
A meno che vi sia un rimescolamento delle vecchie correnti con riposizionamenti dei singoli in suo appoggio, ma sarebbe quasi un miracolo visto l'andazzo degli ultimi 10 anni (tuttavia la conversione un po' gattopardesca di Franceschini sulla via di Damasco ellyana fa ben sperare in una transizione non traumatica rispetto alla reazione scomposta, ad hominem e di pancia democristiana, del Fioroni per unico scissionista). Gioca peraltro a suo favore il fatto che adesso a Roma non c'è trippa par felini famelici, ovvero sono finiti i posti di sottogoverno e di sotto potere da elargire agli oligarchi garanti dalla rendita di governo. 
 
Comunque se vuole sottrarsi all'abbraccio paralizzante delle oligarchie correntizie deve nel contempo trovare il modo di connettersi stabilmente con la base, sia esterna sia dei circoli che l'hanno eletta, dando voce e rappresentanza al mondo sociale e alle forze culturali esterne al PD, per far leva su un contrappeso rispetto ai vincoli delle logiche e delle tensioni di potere delle elite interne, sempre in agguato specie a livello locale. Il caso del sistema di potere de Luca in Campania è esemplare: non a caso l'unica provincia che ha riservato a Bonaccini consensi superiori al 70% è stata quella di Salerno, evidentemente egemonizzata dal ras locale sia a livello di circoli che di elettori (e in minor misura da Emiliano in Puglia). Sarà una mezza impresa domare i potentati locali ma non è detto, se si parte dalle idee e dalle proposte visto che i posti di potere a Roma sono esauriti, a parte quelli dell'apparato. 
 
I suoi avversari interni verranno allo scoperto picconando le primarie per i candidati alle prossime elezioni regionali e locali, visto il ribaltone a livello nazionale che non è certo gradito agli oligarchi di tutte le risme. Anche in queste settimane è ripresa la polemica verso le primarie aperte all'ambiente, e non riservate ai soli iscritti, che è il cavallo di battaglia degli capi corrente e la cartina di tornasole della presa interna della "legge ferrea" di Michels, a livello di gruppi dirigenti locali dove è irrilevante il ruolo dei circoli, oppure dove sono manovrati dai cacicchi locali. Ergo dopo il terremoto, arriveranno un po' di scosse di assestamento di vaira intensità.

Qualche contro-scossa di ri-assestamento potrebbe venire dai territori dove l'antagonista Bonaccini ha ottenuto i maggiori consensi, più ancora della sua regione, ovvero le federazioni del sud dove il PD è dominato dai governatori in modo personalistico e clientelare, i quali hanno un controllo forte sui circoli e tramite questi sugli elettori. Vedremo le loro reazioni...

Nessun commento:

Posta un commento