giovedì 29 ottobre 2015

La metamorfosi del denaro nell'era digitale


La civiltà occidentale registra da due millenni a questa parte un lento processo di “virtualizzazione” del denaro, considerato da filosofi analitici contemporanei, come John Searle e Maurizio Ferraris,  un tipico esempio di Oggetto sociale, ovverosia un entità fisica che incorpora in sé un’intenzionalità collettiva relativa ad una funzione specifica, di ordine superiore rispetto all’oggetto che la veicola, condivisa ed accettata socialmente. Per Searle il denaro svolge la funzione socioeconomica di scambio universale, indipendentemente dalle caratteristiche del supporto utilizzato.
Ferraris ha una posizione più radicale, in quanto mette in dubbio che sia sempre necessario un oggetto materiale di supporto alla funzione sociale. Per connotare un oggetto sociale è altresì indispensabile la registrazione di atti che coinvolgono almeno due persone sotto forma di una traccia documentale, iscritta su un supporto fisico qualunque, dalla carta al computer, dal marmo alla memoria; un matrimonio, un contratto, un mutuo, un passaggio di proprietà, una sentenza, un certificato etc.. per essere validi esigono una trascrizione, e la validazione tramite una traccia, ad esempio una firma. Come vedremo più avanti, proprio queste caratteristiche trovano una verifica empirica nell’evoluzione in senso digitale del denaro, che fa la differenza tra pagamento in contanti ed elettronico.
Vale la pena di ricordare le tappe di questo lungo processo evolutivo:
  • all’ inizio il conio in oro delle monete equivaleva al valore corrispettivo del metallo prezioso;
  • n seguito la moneta aurea è stata affiancata o sostituita da metalli o le leghe alternative meno preziose;
  • a cui si è aggiunta ben presto la cartamoneta;
  • per ultimi sono stati introdotti altri supporti cartacei, dagli assegni alle cambiali, dalle azioni ai traveler’s check etc.., come sostituti simbolici di metalli e cartamonete.
Il compimento del percorso di virtualizzazione si è avverato all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso: a quell’epoca infatti risale la storica decisione di annullare la convertibilità del dollaro in oro, decretata dall’amministrazione americana, che sanciva la definitiva separazione tra valore del metallo prezioso e valore di scambio della moneta e la successiva proliferazione incontrollata della dimensione finanziaria su quella economica. Prima di allora si diceva che portando un bel gruzzolo di dollari a Fort Knox un qualsiasi cittadino avrebbe ricevuto in cambio il corrispettivo in grammi di oro zecchino. Nonostante il venire meno della convertibilità del dollaro restava invariato il legame tra valore di scambio universale dell’oggetto sociale denaro con i suoi supporti fisici, ovvero monete, banconote, assegni etc..

Il processo di virtualizzazione ha subito un salto di qualità ed un’ulteriore accelerazione con l’estendersi della tecnologia digitale, destinata ad affermarsi progressivamente, fino al prevedibile e futuro pensionamento dei contanti. La dematerializzazione arriva così alla tappa finale con la diffusione delle forme di tracciabilità elettronica delle transazioni, sia microeconomiche che macrofinanziarie. Paradossalmente la digitalizzazione del denaro ha reso palesi gli scambi economici che viceversa restavano invisibili ed opachi grazie all’uso della forma cartacea di pagamento. La transazione economica in contanti, cioè priva del relativo documento contabile dallo scontrino alla fattura, non lascia alcuna traccia di sé al contrario della transazione elettronica, che invece comporta sempre l’iscrizione dell’atto di pagamento.
Nelle transazione digitale, ovvero senza passaggio di mano di un mezzo fisico monetario, si allarga la portata sociale dell’atto economico, nel senso che grazie alla tracciabilità/trascrizione su un supporto fisico si amplifica la il suo significato pubblico. Insomma il venir meno del supporto materiale cartaceo, a favore della traccia elettronica immateriale, mette ancor più in evidenza il carattere sociale dello scambio universale descritto da Searle. In aggiunta l’evoluzione dal passaggio di un supporto fisico alla registrazione elettronica del pagamento fa emergere un surplus di informazioni documentali: permette di identificare gli attori coinvolti nella transazione, l’oggetto del pagamento e le coordinate spazio-temporali del passaggio di moneta elettronica. Un notevole salto qualitativo ed informativo, nel segno della trasparenza, rispetto al carattere anonimo ed occulto del contante.

L’innalzamento del tetto dei pagamenti in contanti a 3000 Euro ha un valore simbolico in relazione a questo contesto culturale e rappresenta un passo indietro rispetto allo spirito dell'innovazione elettronica e dell'economia digitale, specie in un paese a scarsa diffusione dei pagamenti tracciabili, da tutti ritenuti un disincentivo per l'economia in nero e, indirettamente, uno strumento di contenimento dell'evasione fiscale. Come ha affermato il ministro Padoan la limitazione all’uso del contante “è motivata dall’esigenza di far emergere le economie sommerse per contrastare il riciclaggio dei capitali di provenienza illecita, l’evasione e l’elusione fiscale”.  Per di più l’inedita promozione del contante stride con tendenze socio-economiche in atto e con altri provvedimenti del governo di evidente natura digitale.
In buona sostanza l’innalzamento del tetto dei pagamenti sull’unghia contrasta con la transizione storica verso la moneta immateriale, sopra delineata, ed assume anche i connotati di un conflitto tra economia “oscurantista”, occulta, opaca e accuratamente celata (pagamenti in contanti senza ricevuta, fondi e provviste in nero per corruzione, evasione fiscale e contributiva, truffe, traffici illegali e criminali, usura etc..) e pratiche “illuministiche” di trasparenza, digitalizzazione, tracciabilità, accountability, visibilità ed emersione delle transazioni economiche. Insomma l’inedita promozione dei contanti è un passo indietro rispetto al tentativo di introdurre elementi di modernità, in una società ancora intrisa di un passato arcaico e pre-moderno.

venerdì 23 ottobre 2015

Sull'innalzamento del tetto per i pagamenti in contanti...

Innalzare i pagamenti in contanti a 3000 euro è in primis un errore sul piano culturale, simbolico e un passo indietro per chi si propone di promuovere la cultura dell'innovazione elettronica, la diffusione di internet, le start-up telematiche, la modernizzazione dell'economia e la digitalizzazione della PA etc..., specie in un paese arretrato nella diffusione dei pagamenti elettronici, che tutti sanno essere un disincentivo per l'economia sommersa e indirettamente un mezzo per il contenimento dell'evasione fiscale. Insomma una misura vecchia, antistorica, che sa di un mondo arcaico, fermo al passato, poco disposto alle novità, diffidente verso il cambiamento e l'innovazione tecnologica, con i soldi nel materasso, sotto le mattonelle e la paura nel futuro. Ma vediamo di capire in modo schematico perché l’inedita promozione del contante stride con varie tendenze socio-economiche in atto e con altri provvedimenti del governo.

  • Un anno fa circa veniva introdotto l’obbligo del POS per i lavori autonomi e del pagamento elettronico obbligatorio per importi superiori ai 30 E, non senza polemiche da parte delle associazioni di categoria e peraltro senza la previsione di sanzioni per la mancata attivazione dei dispositivi elettronici di pagamento;
  • la diffusione e l’incentivazione delle forme di pagamento elettronico e quindi tracciabile - tramite bancomat, carta di credito, bonifico, assegno, carte prepagate a scalare, voucher, POS mobili, APP dedicate etc.. – e di limitazione all’uso del contante “è motivata dall’esigenza di far emergere le economie sommerse per contrastare il riciclaggio dei capitali di provenienza illecita, l’evasione e l’elusione fiscale” (Padoan 2014), senza quindi la necessità di strumenti di controllo come scontrini e ricevute, con il relativo apparato di guardie di finanza alle porte dei negozi; va da se che il pagamento con POS, assegno o carta di credito rende superflua l’emissione dello scontrino o della fattura e quindi anche la sua omissione colpevole;
  • l’economia digitale è coerente e da sempre allineata con il principio della tracciabilità elettronica dei pagamenti, dall’e-commerce ai sistemi NFC, dai pagamenti on-line con carte prepagate all’home banking, per non parlare della nascita e diffusione della moneta elettronica, il cosiddetto bit-coin;
  • nella PA, e in particolare a livello della rappresentanza istituzionale, è in atto un faticoso processo di promozione della trasparenza delle spese effettuate, prioritariamente con l’obbligo di rendicontazione puntuale e di esibizione elettronica dei pagamenti effettuati tramite carte di credito da sindaci, presidenti di regione, consiglieri regionali e comunali, al fine di prevenire distrazioni di fondi, peculato, uso personale del denaro pubblico;
  • sempre nella PA, per un maggiore controllo delle spese, è stata introdotta nel 2015 alla fatturazione elettronica dei fornitori nell’ambito di una generale incentivazione della digitalizzazione delle procedure economico-finanziarie, ad esempio degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e il risparmio energetico, dei bonus individuali tramite carte pre-pagate, la dematerializzazione delle prescrizioni mediche etc..;
  • Da ultimo, se per combattere l'evasione non servono tanto i controlli fiscali sui consumi spiccioli ma bensì quelli incrociati e preventivi sui dati elettronici - come il 730 precompilato, enfatizzato in TV dal presidente del Consiglio -  che effetto avrà l'innalzamento del tetto dei contanti se non di ridurre gli strumenti a disposizione dell'Ag. delle entrate per fare riscontri di dati elettronici, ad esempio sui consumi di beni di lusso come indicatore di reddito/evasione?
In buona sostanza è in atto una transizione storica, che è nel contempo anche uno scontro culturale specie nel nostro paese, tra economia “oscurantista”, occulta, opaca, privatistica e accuratamente celata (pagamenti in nero, fondi e provviste in nero per corruzione, evasione fiscale e contributiva, truffe, traffici illegali e criminali, usura etc..) e pratiche “illuministiche” di trasparenza, digitalizzazione, tracciabilità, accountability, esibizione delle transazioni economiche. Insomma l’ennesimo tentativo di introdurre elementi di modernità in una società che guarda invece ad un passato di arretratezza e rigidità.

Ancor più in radicalmente il processo millenario di “virtualizzazione” della moneta - in quanto oggetto sociale per eccellenza - arriva a compimento proprio con la diffusione delle forme di tracciabilità digitale ed elettronica delle transazioni, sia spicciole e quotidiane che di grandi dimensioni. Vale la pena di ricordare le precedenti tappe di un processo evolutivo iniziato con il conio in oro delle monete, seguito dall’uso di metalli o le leghe alternative meno preziose e successivamente con la diffusione della cartamoneta, per giungere al compimento finale: la storica decisione di annullare la convertibilità del dollaro in oro, decretata all’inizio degli anni settanta dall’amministrazione americana. Un processo in atto da millenni che ha subito un salto di qualità ed un’accelerazione con la tecnologia digitale e che è destinato ad affermarsi ulteriormente, fino al definitivo pensionamento dei contanti. E non sarà certo una misura antistorica, o un voto di fiducia sull’innalzamento dei pagamenti in contanti nell’anno di grazia del 2016, ad arrestarlo…..

sabato 17 ottobre 2015

Ecco che s'avanza l'armata Brancaleone anti Italicum....

E’ ben strana la politica nostrana. Sono passati pochi mesi dall’approvazione della legge elettorale, dopo quasi un decennio di estenuante tira e molla, e già si pensa a mandarla in pensione o meglio a soffocarla in culla, prima che possa muovere i primi passi e crescere robusta dimostrando pure di saperci fare da grande. Una nuova armata Brancaleone si vorrebbe disfare di una legge non ancora entrate in vigore e ben lontana dall’essere applicate concretamente pur di difendere rendite di posizione, gruppetti di potere clientelari e micropartitini portatori di interessi particolari. In prima fila troviamo i centristi, affiancati da forzitalioti sparsi, e spalleggiati indirettamente dall’estrema sinistra litigiosa e minoritaria, incapace di trovare quello zoccolo duro di consensi per varare il relativo referendum abrogativo civatiano. Ognuno ha i suoi motivi ed obiettivi per militare nell’esercito anti Italicum, ma proprio questo è il bello delle armate Brancaleone!

Anche autorevoli commentatori, come Stefano Folli su la Repubblica, si esercitano al gioco di società “rivediamo l’Italicum” prima che possa dimostrare con i fatti di essere una buona legge a garanzia di una salda governabilità, sana alternanza e rappresentatività democratica. Dopo un contorto groviglio di argomentazioni ipotetiche, a partire da una presunta legge “sbagliata”, il fine analista avanza l’originale proposta di un doppio turno di collegio alla francese, quell’uninominale caro all’ex minoranza (civatiana) della minoranze PD; peccato che sulla base di varie simulazione, in presenza di un assetto politico ormai saldamente tripolare, questo modello rischierebbe di far saltare il sistema dalla padella del Porcellum alla brace dell’ingovernabilità, complice un disomogenea rappresentanza territoriale, a macchia di Leopardo, dei deputati afferenti a tre schieramenti.  Per giunta ci si è messo pure l'ex presidente della repubblica a dare manforte ai congiurati con una frase sibillina pronunciata durante le dichiarazioni di voto al Senato sulla riforma istituzionale, subito sposata dai centristi.

Sono mesi che questi ultimi brigano in tutti i modi, con il condizionamento dei loro voti indispensabili far passare leggi importanti come unioni civili e allungamento della prescrizione, pur di raggiungere uno storico obiettivo: riformare subito l'Italicum con la reintroduzione del premio alla coalizione, invece che al partito, prima della sua entrare in vigore e della sua verifica alle prossime elezioni, magari a riprova che con l’Italicum è possibile un'alternanza elettorale secca, un esecutivo scelto dagli elettori, forte ed omogeneo, libero dai ricatti del partitino di turno che con il 4% dei voti fa il bello e il cattivo tempo mettendo i bastoni tra le ruote alle leggi che non gli aggradano. Guai se l'Italicum dovesse dimostrare invece che l'era dei vari Ghini di Tacco è definitivamente tramontata e che gli elettori, grazie al doppio voto, hanno in mano lo strumento per designare in modo chiaro e netto un vincitore ed uno sconfitto, senza più giri di valzer, maggioranze raccogliticce e litigiose, trasmigrazioni e compravendita di eletti, transumanze parlamentari, cambi ossessivi di casacca, riedizioni di manuali Cencelli, consociativismi di vario genere, ovvero il peggio della seconda repubblica gentilmente offerto dal Porcellum e dal Mattarellum! Non fia mai che possa decidere la gente una coesa maggioranza di governo, muoia l'Italicum sul nascere con tutti i Filistei!
Con le dimissioni del coordinatore nazionale NCD Quagliariello e la probabile creazione dell’ennesimo gruppetto parlamentare al Senato il disegno si fa più chiaro: andare ad un appoggio esterno e negoziato su tutto al governo, sfruttare al massimo i pochi voti indispensabili alla maggioranza governativa del Senato per ottenere la reintroduzione del premio di coalizione dell'Italicum, ricompattando nel contempo il fronte cattolico più moderato ed ostile alle unioni Civili, magari condizionando anche l’iter della riforma costituzionale.