La commissione affari
costituzionali del Senato ha iniziato l’esame dell’Italicum a più di sei mesi
dall’approvazione del testo della legge elettorale da parte della Camera. Si
profila un accordo di massima tra le forze politiche “riformatrici” incentrato
su alcuni punti chiave: premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione,
capolista “bloccato” ovvero eletto in automatico, doppia preferenza di genere
per gli altri candidati, innalzamento della soglia per il premio di maggioranza/ballottaggio
e revisione delle soglia di sbarramento. Queste ipotesi di revisione dell’
Italicum “prima maniera” cambiano i connotati della legge fino a trasformare
radicalmente la natura del testo licenziato dalla camera, in particolare per le
conseguenze dell’attribuzione del premio
di maggioranza alla lista invece che alla coalizione. Vediamo schematicamente
in dettaglio i pregi dell'Italicum 2.0.
1-Il premio di maggioranza alla
coalizione in passato ha sempre favorito la formazione di alleanze composite e
diversificate, a rischio di litigiosità e scarsa coesione in caso di vittoria
elettorale, mentre in teoria il premio alla lista dovrebbe disincentivare
questa strategia elettorale. Tuttavia anche premiando un singolo partito in
lizza, al primo o al II° turno, rimane sempre aperta la strada della federazione
in un unico soggetto elettorale di diversi partiti qualora decidessero di
aggregarsi in un “listone”, riproponendo di fatto le alleanze del passato. In
pratica non è detto che il premio alla lista eviti le “ammucchiate” dell’ultimo
ventennio, mentre è certo che il premio di coalizione rappresenti un incentivo
alla loro formazione. Nell’attuale assetto politico è probabile che sia PD sia
M5S si presentino da soli e forse, proprio per questo, vengano premiati dagli
elettori (operazione che aveva già
tentato senza successo il PD guidato da Veltroni a
suo tempo). La differenza tra i due diversi premi di maggioranza non è di poco
conto e anche se l’esito atteso non è scontato, vale al pena di sperimentare
questa nuova opzione, rispetto ai pessimi esempi dati dalle alleanze politiche
composite e fragili.
2-Il numero di collegi. In caso
di collegi di piccole dimensioni, come nell’Italicum prima maniera , solo il
capolista “bloccato” ha la certezza di essere eletto e quindi di fatto, pur
avendo una natura proporzionale, il sistema equivale ad un modello uninominale.
La doppia preferenze di genere per gli altri candidati ha poco senso in un
piccolo collegio (5-7 seggi) poiché vanifica di fatto la scelta espressa
dall’elettore, a meno che un partito
superiori il 30-40% di consensi e si aggiudichi quindi due o più seggi. Invece
per gli elettori dei partiti minori, attorno al 10%, l’introduzione delle
preferenze sarebbe in pratica una opzione ininfluente e sostanzialmente
superflua. Infatti è noto che i piccoli collegi avvantaggiano le grosse
formazioni e penalizzano quelle minori, poiché introducono una chiara
distorsione antidemocratica della rappresentanza. A meno che un partito ricorra alle primarie per la
selezione dei capilista. Per rendere efficace ed effettiva la preferenza servono
quindi collegi composti da almeno il doppio dei seggi, altrimenti anche per le
forze minori viene di fatto svuotata la scelta dell’elettore in quanto solo il
capolista, bloccato e nominato dall’alto, ha la possibilità di essere eletto. Nelle
simulazioni di voto effettuate con i piccoli collegi i capolista supererebbero
abbondantemente il 50% dei seggi in palio. Per questo motivo è preferibile un
sistema con collegi di maggiori dimensioni che garantiscano un rapporto
perlomeno fifty-fifty tra eletti con le preferenze e capilista “bloccati”.
3-Se dovesse passare la proposta
di attribuire il premio di maggioranza alla lista non avrebbero più senso le
soglie di sbarramento differenziate, previste dall’Italicum in caso di
associazione o meno di un partito in una coalizione. Per forza di cose resterebbe
un’unica soglia inferiore a quella stabilita dall’Italicum prima maniera – ovvero
attorno al 3% - in modo da consentire l’accesso alla rappresentanza
parlamentare anche ai partiti minori.
4-Al capolista “boccato”, essendo
eletto in automatico a differenza degli altri candidati in lista, non potrebbe
essere più concessa la possibilità di candidarsi in altri collegi, criticità
del Porcellum confermata nell'Italicum. Al massimo si potrebbe presentare in
più di un collegio un candidato che si presentasse solo nella parte della lista
con preferenze, mentre sarebbe chiaramente incompatibile il ruolo di capolista
bloccato con la presenza in più collegi per raccogliere preferenze.
L’attribuzione del premio di
maggioranza al partito e non alla coalizione cambia radicalmente le regole del
gioco elettorale e migliora nettamente la versione dell’Italicum licenziata in
primavera dalla camera, conciliando governabilità e alternanza (premio di
maggioranza alla lista) con la più ampia rappresentanza democratica (soglia di
sbarramento bassa). Per questo motivo le resistenze di alcuni partiti sono destinate
ad aumentare, come dimostrano le prime mosse dilatorie in commissione affari
costituzionali, a dispetto della ribadita solidità (di facciata) del patto del
Nazareno.
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