domenica 5 ottobre 2014

Calo iscritti PD: psicodramma politico del partito autoreferenziano?

 A distanza di un anno dalle elezioni nei circoli del PD, che propiziarono a Matteo Renzi la successiva plebiscitaria nomina a segretario nelle primarie di dicembre, si ritorna a parlare di circoli ed iscritti al PD. Nel 2013 tenevano banco i sospetti di brogli e strane schiere di neo-iscritti, forse pilotati da qualche residuo ras locale. Ora invece fanno notizia le riunioni praticamente deserte per la fuga dei militanti storici che rifiutano il tesseramento. Dopo la fiammata dell’anno congressuale, con il sospetto di tessere fasulle e pilotate, arriva l’inevitabile riflusso dei neo-iscritti per interesse contingente, che tornano nell’anonimato, a cui si aggiunge la disaffezione di quelli storici.

L'inevitabile querelle polemica sul crollo delle tessere è una ghiotta occasione per rinfocolare polemiche a base di luoghi comuni, analisi superficiali e strumentali, del tipo è tutta colpa di….; l'emorragia di iscritti appare invece abbastanza comprensibile se letta sulla base di alcune profonde dinamiche socio-psico-politiche. Vediamole schematicamente: 

1-da oltre un decennio le grandi organizzazioni e tutte le forme associative, in particolar modo i partiti di massa europei, soffrono di un calo generalizzato di iscritti per vari motivi: dalla "liquefazione" delle relazioni sociali alla riduzione dei legami comunitari, della differenziazione della società al rifugio nella dimensione individuale e privata, dalla dissoluzione del collante ideologico alla delega della rappresentanza ai leader populisti;

2-a fronte di tali tendenze, che hanno ben poco a che fare con Renzi, si sono sviluppate altre  forme di aggregazione sociale virtuale, specie quelle telematiche "giovanili" come FaceBook e simili, in cui si sviluppa il dibattito politico informale rispetto a quello formale dei circoli;

3-l'invecchiamento e la lenta disaffezione degli iscritti storici ha favorito la personalizzazione della politica, che ha trovato nelle primarie all'americana una compiuta espressione, facendo comunque emergere un voglia di partecipazione priva di affiliazione esplicita, perchè non trova  più o rifiuta il naturale sbocco dell'adesione esplicita e dell'appartenenza alla forma sociale del partito novecentesco;

4- probabilmente la maggioranza degli iscritti PD renitenti al tesseramento fa riferimento alla forma partito pre-renziana, che il premier ha di fatto squalificato e implicitamente rottamato assieme alla vecchia classe dirigente post-comunista, perdente alle primarie ed ormai minoritaria;

5-vecchi e nuovi oppositori interni devono tuttavia avviare una riflessione critica sulla propria incapacità a trattenere i vecchi iscritti, senza parlare del flop nell'attrarne di nuovi specie tra le nuove generazioni dei nativi digitali;

6-il 41% delle europee ha confermato l'attrattività renziana verso l'elettorato "liquido", che è inversamente proporzionale a quella esercitata sugli iscritti vecchio stampo, di cui ha apertamente dichiarato di voler prescindere nelle scelte politiche di fondo;

7-d'altra parte dopo la stagione della partecipazione di base alle primarie il marchio delle scelte riformatrici governative è andato in direzione opposta, prima con l'elezione di II livello delle province ed ora con quella ancor più marcata del senato, entrambe a rischio di consociativismo modello Nazareno di periferia, logiche spartitorie, chiusura castale etc..;

8-il vecchio iscritto si è così trovato spaesato e schiacciato, da un lato, dallo scavalcamento da parte del popolo delle primarie e, dall'altro, dalla logica opposta delle elezioni di II livello, spesso inquinate da dinamiche correntizie, poco leggibili, autoreferenziali (autoreferenziane?) e con poche possibilità di influenza da parte della base degli iscritti/militanti; logico e naturale che non abbia rinnovato la tessera e disertato pure le recenti primarie, specie dopo le ultime infelici frasi di Renzi (si vincono le elezioni con i voti e non con gli iscritti, quasi un invito alla defezione) e l'attacco quasi quotidiano al sindacato;

9-insomma, facendo appello alle categorie interpretative à la Hirschmann, la lealtà dell'iscritto/militante storico ex-PCI è stata messa a dura prova dagli strappi renziani, sia quelli simbolici sia quelli più politici, come l' "attacco" all'articolo 18; constatata l'impraticabilità della voce, dopo le maggioranze bulgare alle primarie e il trionfo europeo, all’opposizione interna  visti i rapporti di forza negli organi di partito non resta che agitare lo spauracchio dell'uscita in blocco, anticipata dalla lenta e silenziosa defezione di fatto dei propri iscritti/simpatizzanti; 

10-conclusione: la forma partito novecentesca è ormai in fase di esaurimento irreversibile e non saranno certo le minoranze interne a fermare un declino in atto da lustri e tanto meno nuove aggregazioni di gruppi radicali nell’ennesimo micro-partito della sinistra. Forse la vecchia forma partito potrebbe essere affiancata e rivitalizzata da nuove energie, a prescindere da vecchie contrapposizioni interne, se solo si riuscisse a mantenere un canale di comunicazione/relazione con il popolo informe e disperso delle primarie. Servono però nuovi canali comunicativi, linguaggi e strumenti adeguati, come ad esempio la proposta delle doparie. In caso contrario verrà decretata la nascita di una nuova forma-partito, leggera e liquida se non gassosa, personalistica e pacificamente autoreferenziana!

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