A distanza
di un anno dalle elezioni nei circoli del PD, che propiziarono a Matteo Renzi
la successiva plebiscitaria nomina a segretario nelle primarie di dicembre, si
ritorna a parlare di circoli ed iscritti al PD. Nel 2013 tenevano banco i
sospetti di brogli e strane schiere di neo-iscritti, forse pilotati da qualche
residuo ras locale. Ora invece fanno notizia le riunioni praticamente deserte
per la fuga dei militanti storici che rifiutano il tesseramento. Dopo la
fiammata dell’anno congressuale, con il sospetto di tessere fasulle e pilotate,
arriva l’inevitabile riflusso dei neo-iscritti per interesse contingente, che
tornano nell’anonimato, a cui si aggiunge la disaffezione di quelli storici.
L'inevitabile
querelle polemica sul crollo delle tessere è una ghiotta occasione per
rinfocolare polemiche a base di luoghi comuni, analisi superficiali e
strumentali, del tipo è tutta colpa di….; l'emorragia di iscritti appare invece
abbastanza comprensibile se letta sulla base di alcune profonde dinamiche
socio-psico-politiche. Vediamole schematicamente:
1-da oltre
un decennio le grandi organizzazioni e tutte le forme associative, in
particolar modo i partiti di massa europei, soffrono di un calo generalizzato
di iscritti per vari motivi: dalla "liquefazione" delle relazioni
sociali alla riduzione dei legami comunitari, della differenziazione della
società al rifugio nella dimensione individuale e privata, dalla dissoluzione
del collante ideologico alla delega della rappresentanza ai leader populisti;
2-a fronte
di tali tendenze, che hanno ben poco a che fare con Renzi, si sono sviluppate
altre forme di aggregazione sociale
virtuale, specie quelle telematiche "giovanili" come FaceBook e
simili, in cui si sviluppa il dibattito politico informale rispetto a quello
formale dei circoli;
3-l'invecchiamento
e la lenta disaffezione degli iscritti storici ha favorito la personalizzazione
della politica, che ha trovato nelle primarie all'americana una compiuta
espressione, facendo comunque emergere un voglia di partecipazione priva di
affiliazione esplicita, perchè non trova
più o rifiuta il naturale sbocco dell'adesione esplicita e dell'appartenenza
alla forma sociale del partito novecentesco;
4-
probabilmente la maggioranza degli iscritti PD renitenti al tesseramento fa
riferimento alla forma partito pre-renziana, che il premier ha di fatto
squalificato e implicitamente rottamato assieme alla vecchia classe dirigente
post-comunista, perdente alle primarie ed ormai minoritaria;
5-vecchi e
nuovi oppositori interni devono tuttavia avviare una riflessione critica sulla
propria incapacità a trattenere i vecchi iscritti, senza parlare del flop
nell'attrarne di nuovi specie tra le nuove generazioni dei nativi digitali;
6-il 41%
delle europee ha confermato l'attrattività renziana verso l'elettorato
"liquido", che è inversamente proporzionale a quella esercitata sugli
iscritti vecchio stampo, di cui ha apertamente dichiarato di voler prescindere
nelle scelte politiche di fondo;
7-d'altra
parte dopo la stagione della partecipazione di base alle primarie il marchio
delle scelte riformatrici governative è andato in direzione opposta, prima con
l'elezione di II livello delle province ed ora con quella ancor più marcata del
senato, entrambe a rischio di consociativismo modello Nazareno di periferia,
logiche spartitorie, chiusura castale etc..;
8-il
vecchio iscritto si è così trovato spaesato e schiacciato, da un lato, dallo
scavalcamento da parte del popolo delle primarie e, dall'altro, dalla logica
opposta delle elezioni di II livello, spesso inquinate da dinamiche
correntizie, poco leggibili, autoreferenziali (autoreferenziane?) e con poche
possibilità di influenza da parte della base degli iscritti/militanti; logico e
naturale che non abbia rinnovato la tessera e disertato pure le recenti
primarie, specie dopo le ultime infelici frasi di Renzi (si vincono le elezioni
con i voti e non con gli iscritti, quasi un invito alla defezione) e l'attacco
quasi quotidiano al sindacato;
9-insomma,
facendo appello alle categorie interpretative à la Hirschmann, la lealtà
dell'iscritto/militante storico ex-PCI è stata messa a dura prova dagli strappi
renziani, sia quelli simbolici sia quelli più politici, come l'
"attacco" all'articolo 18; constatata l'impraticabilità della voce,
dopo le maggioranze bulgare alle primarie e il trionfo europeo, all’opposizione
interna visti i rapporti di forza negli
organi di partito non resta che agitare lo spauracchio dell'uscita in blocco,
anticipata dalla lenta e silenziosa defezione di fatto dei propri
iscritti/simpatizzanti;
10-conclusione:
la forma partito novecentesca è ormai in fase di esaurimento irreversibile e
non saranno certo le minoranze interne a fermare un declino in atto da lustri e
tanto meno nuove aggregazioni di gruppi radicali nell’ennesimo micro-partito della
sinistra. Forse la vecchia forma partito potrebbe essere affiancata e
rivitalizzata da nuove energie, a prescindere da vecchie contrapposizioni
interne, se solo si riuscisse a mantenere un canale di comunicazione/relazione
con il popolo informe e disperso delle primarie. Servono però nuovi canali
comunicativi, linguaggi e strumenti adeguati, come ad esempio la proposta delle
doparie. In caso contrario verrà decretata la nascita di una nuova
forma-partito, leggera e liquida se non gassosa, personalistica e pacificamente
autoreferenziana!
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