L’esito delle elezioni europee ha fatto piazza pulita di
molti “conservatori” che hanno tentato di mettere i bastoni tra le ruote del
cambiamento e alle riforme in cantiere. L'Italicum ha grandi limiti ed
imperfezioni ma rispetto al Porcellum è una riforma epocale, perchè per la prima
volta introduce il doppio turno a livello nazionale, formula che nelle elezioni
comunali e provinciali ha dimostrato di essere l'unico sistema efficace e valido
per garantire governabilità ed ampia rappresentatività democratica. La gente si
chiede per quale ragione non si applica anche livello nazione questo stesso
modello? Alla fine ha dato il suo consenso all'unico partito che da 15 anni con
coerenza persegue questa chiara prospettiva riformatrice: restituire agli
elettori il "potere" di designare con chiarezza il vincitore e il
perdente, grazie al premio di maggioranza e soprattutto al ballottaggio, in una
logica maggioritaria e di alternanza al potere. Tutto il resto è miope difesa di interessi di parte.
Quali riflessi pratici può avere l’esito delle elezioni
europee sul cammino delle riforme? Già in campagna elettorale Berlusconi aveva
picconato l'Italicum, mettendo in discussione proprio il doppio turno, anche se
nel post-elezioni ha ripetutamente garantito lealtà al patto del Nazereno. FI
ha sempre mal digerito il doppio turno ma oggi potrebbe cambiare opinione per
convenienza, ovvero accettare il suo innalzamento. Il motivo è semplice e
intuibile: con una soglia per il premio così bassa il centrodestra verrebbe
surclassato da un PD che vale almeno il 40%. Ma anche nell’ipotesi che Renzi
non superasse il 37% dell’Italicum, nella versione licenziata dalla camera, un
centrodestra diviso e frammentato rischierebbe di essere superato dai
pentastellati al primo turno. Da qui la riacutizzazione dell’allergia forzaitaliota per il
doppio turno ed il tifo per la formula proporzionale del Consultellum.
Dopo il risultato delle Europee la legge elettorale potrebbe
imboccare due strade divergenti:
- ritornare sul binario del proporzionale secco di un'improbabile Porcellum rivisto dopo la bocciatura della Corte Costituzionale, come desiderano tutti i proporzionalisti annidati in ogni schieramento oppure all'opposto;
- accentuare la tendenza bipolare maggioritaria dell'Italicum con l'innalzamento della soglia per vincere il premio di maggioranza al 40-45%, come da più parti richiesto per superare i limiti della varsione licenziata dalla Camera e l’eventuale riesame della Consulta.
Paradossalmente questa modifica potrebbe convenire proprio a
FI, giusto per impedire al PD di trionfare al I turno e costringerlo al
ballottaggio. Sarebbe inoltre un modo per Renzi di dimostrarsi veramente superiore
ad ogni convenienza opportunistica, approvando una legge contraria al proprio
interesse contingente e correggendo l'aspetto più critico dell'Italicum, ovvero
una soglia per l'attribuzione del premio di maggioranza troppo bassa e a
rischio di bocciatura da parte della Consulta.
Quanto al senato composto da nominati, come nella prima
bozza Boschi di Riforma, appare superata dalla proposta Calderoli,
che prevede il principio dell'elezione dei senatori contestuale alle elezioni
regionali, o da altre mediazioni intermedie tra queste due formule. Sarebbe un buon compromesso per evitare lo strapotere “bulgaro” del
PD, dopo la conquista di altre due regioni nelle recenti elezioni in Piemonte
ed Abruzzo, implicito nella prima proposta di Renzi. Idem se si dovessero modificare
le soglie minime dell'Italicum, attualmente al 4.5%, ed innalzare quella per
evitare il ballottaggio, portandola al 40-45% come sarebbe logico e naturale.
Con questi cambiamenti Renzi dimostrerebbe di non piegare le regole del gioco
elettorale agli interessi di bottega e alle convenienze partito, dimostrando
un profilo da statista che nessuno ha palesato negli ultimi decenni.
Se dovessero passare queste modifiche avremo finalmente
quella svolta riformatrice attesa da 20 anni, che nessuno è riuscito a
portare a casa perchè ha sempre prevalso l’interesse particolare e il
tornaconto immediato dei vari partiti e schieramenti, rispetto ad un sistema elettorale
moderno ed efficace, garante di una maggioranza stabile e una
minoranza che controlla il suo operato, obiettivi istituzionali e ne' di destra
e ne' di sinistra. Chi si oppone a questo disegno persegue solo lo sfascio e il
tanto peggio, e da oggi è anche in minoranza rispetto al comune sentire della
maggioranza degli italiani. Per
una volta tuttavia l’interesse di parte e le convenienze contingenti sembrano
paradossalmente giocare a favore di un cambiamento positivo all’insegna della
stabilità bipolare e dell’alternanza politica.
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