venerdì 29 luglio 2016

Folli idee sulla revisione della legge elettorale.....

La revisione dell'Italicum ha come autorevole supporter il commentatore politico che più di ogni altro si è impegnato su questo arduo fronte. Si tratta di quel Stefano Folli, passato nel 2016 dal Sole 24 Ore a La Repubblica, che in innumerevoli articoli si è speso per dimostrare l'ineluttabilità delle modifiche alla legge elettorale; fino alla nota del il 19 luglio in cui, pur prendendo atto della momentanea impraticabilità di una revisione prima del referendum, formula due previsioni che suonano come un requiem per l'Italicum, in quanto:

è stato "costruito un modello elettorale inadatto all'Italia di oggi, senza calcolare con sufficiente attenzione il nesso con la nuova Costituzione monocamerale" dal momento che
"esiste la diffusa convinzione che l'Italicum è avviato in modo inesorabile alla pensione prima ancora di essere applicato una volta".

Per il Folli pare sia normale e "fisiologico" che si cambino le leggi prima di averle applicate e senza averne verificato gli esiti pratici o la legittimità costituzionale. Quasi che questa sia la regola aurea della democrazia parlamentare e come se, ad esempio, la finanziaria venga rivista e modificata l'indomani della sua entrata in vigore e non al termine della sua validità, con il varo della legge di bilancio dell'anno successivo, grazie alla verifica dell'andamento dell'economia durante l'anno. Perchè attendere mesi e mesi se la legge di bilancio si può modificare subito, poniamo entro il mese di gennaio? Come se le ultime riforme approvate, dalla regolamentazione delle coppie di fatto all'omicidio stradale, dalla buona scuola al dopo di noi, fossero state subito rimesse in discussione da nuove iniziative parlamentari di modifica o radicale revisione.

Certo, per chi aderisce all'etica delle intenzioni/interessi questa è una strada obbligata, specie se si vuole manipolare il testo fino a quando risponda perfettamente alla propria visione, alle proprie utilità, indipendentemente dai suoi effetti empirici, ovviamente verificabili solo dopo la sua concreta applicazione. Insomma una lucida follia collettiva domina il dibattito sulla revisione della legge elettorale, eventualmente anche giocando d'anticipo e a prescindere dal parere della Consulta sull'Italicum e quindi con il rischio di apportare modifiche, a loro volta, di dubbia costituzionalità, come vorrebbero i pasdaran della revisione subito ed ad ogni costo per il proprio tornaconto di parte.

All'etica delle intenzioni si contrappone l'etica dei risultati, che parte da un banale presupposto pragmatico, antitetico rispetto all'ingegneria legislativa: per giudicare la validità o l'efficacia attesa della legge non si deve puntare ad una presunta ed astratta "perfezione" a priori delle norme, ma più prosaicamente si devono solo monitorare i suoi effetti pratici sul campo, in modo da mettere in luce a posteriori benefici, limiti, effetti collaterali o contro-intuitivi delle norme. L'esempio dei voucher per il lavoro occasionale è paradigmatico: le modifiche recentemente introdotte nella normativa sono state motivate dall'uso distorto del voucher stesso, verificato sia dai dati statistici di un imprevisto ricorso a tale strumento sia soprattutto ad un uso illegittimo rispetto alle regole vigenti.

L'adesione all'etica delle intenzioni, da parte dei riformatori "a prescindere", si ricollega all'altro argomento utilizzato dal Folli, secondo il quale l'Italicum sarebbe inadatto all'Italia odierna rispetto a quella di 18 mesi fa, come se il quadro politico fosse radicalmente cambiato. In realtà è cambiata la prospettiva di una vittoria facile del PD al primo turno, dopo l'exploit delle elezioni europee su cui era ritagliata la soglia del 40% dell'Italicum, che presupponeva un assetto bipolare e un prevedibile ridimensionamento a breve dei pentastellati. Invece il tradizionale bipolarismo è stato sostituito da un tripolarismo che promette di durare per qualche altro lustro; ma soprattutto è stato il travaso di voti del centrodestra verso i pentastellati al ballottaggio, nelle recenti elezioni amministrative, a convincere i detrattori dell'Italicum che la legge andava rivista con l'eliminazione del ballottaggio, per interesse di parte e auto-difesa opportunistica, prima ancora della sua applicazione pratica.

Invece è proprio la transizione dal bipolarismo al tripolarismo a far risaltare i vantaggi dell'Italicum rispetto alle altre formule elettorali. Infatti solo con il processo di selezione, garantito dal doppio turno, è possibile arrivare ad un esito elettorale certo, nel senso di un chiaro vincitore ed una solida maggioranza a suo sostegno per un'effettiva governabilità, frutto della doppia scelta degli elettori. I processi di selezione per eliminazione sono ampiamente utilizzati nella sfera socio-economica, dalle selezioni per l'assunzione ai campionati sportivi, dalle elezioni primarie ai concorsi televisivi, ed è davvero sorprendente come possano essere ignorati dalla politica.  C'è un idem sentire che accomuna le due premesse cognitive date per scontate dal Folli: l'idea di manipolare le norme perchè rispondano ad interessi di parte, a priori e contingenti, rispetto a quelli generali, super partes e verificabili solo a posteriori dell'applicazione della legge.

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