domenica 10 luglio 2016

L'Italicum tra "nominati" e "preferenziati"

Le più evidenti distorsioni propagandistiche circa L'Italicum riguardano il numero di capolisti bloccati eletti (i "nominati") e la loro percentuale rispetto agli onorevoli designati con la preferenza degli elettori (i "preferenziati") che, giova ricordarlo, era del 100% a favore dei "nominati", verso lo 0% ai tempi del Porcellum!

Basta fare 4 semplici calcoli per verificare se effettivamente i capolisti bloccati saranno i 2/3, i 3/4 o addirittura i 4/5 del totale degli eletti della camera, come sostengono i critici dell'Italicum. Ecco quindi i numeri relativi a due distinti scenari.

1-La prima ipotesi presuppone che superino la soglia di sbarramento del 3% solo 3 grandi liste nazionali, come nell'attuale assetto tripolare (centro-destra, centro-sinistra e M5S), senza altri partiti minori:
  • se tutte le tre liste superassero la percentuale minima del 15% circa in tutti i piccoli collegi elettorali  (range di 5-8 seggi, con 6 di media) ognuna di esse si porterebbe a casa almeno 1 "nominato" per ogni piccolo collegio (100 collegi=100 capolisti e non 1 di più);
  • ergo a livello nazionale i "nominati" sarebbero solo 300 in tutto, ovvero il 47,6% dei seggi disponibili, mentre i "preferenziati" sarebbero 330, vale a dire il 52,4% del totale;
  • al numero di capolisti bloccati conquistati andrebbero però sottratti gli eventuali candidati presenti in più collegi, grazie alle multicandidature previste dall'Italicum (fino a 10), il che farebbe ulteriormente aumentare i "preferenziati", in quanto, a seguito della rinuncia del capolista "nominato" eletto in più collegi, il seggio verrebbe assegnato al primo dei non eletti con le preferenze; 
  • per ironia della matematica paradossalmente le multicandidature, giustamente criticate dagli avversari dell'Italicum, potrebbero incrementare il numero degli eletti con le preferenze - a scapito dei capolisti bloccati, tanto vituperati dai detrattori dell'Italicum - andando quindi incontro al loro auspicio di far prevalere il numero dei "preferenziati" sui "nominati".
2-Il secondo scenario prevede che oltre ai tre "poli" i presentino alle elezioni altre due piccole formazioni, una di centro e l'altra di sinistra, in grado di superare la soglia del 3% a livello nazionale.

Ipotizzando che queste altre due liste si portino a casa una ventina di capolisti bloccati l'una il numero complessivo di "nominati" presenti in parlamento arriverebbe a 340 su 630 ovvero il 55% circa dell'assemblea e non certo l'80% come proclama Travaglio. Inoltre il surplus di "nominati" sarebbe solo a carico dei partiti di opposizione che, in tal modo, otterrebbero gruppi parlamentari più coesi e "fedeli" alla linea, proprio perchè debitori della carica al gruppo dirigente, e quindi meno inclini a trasformismi, cambi di casacca e di bandiera per opportunismo. Ad ogni buon conto per ridurre ulteriormente la percentuale dei "nominati" sul totale basterebbe tagliare il numero dei collegi, portandoli ad esempio da 100 a 70-80, in modo da ridurre di un analogo 20-30% i relativi capolisti bloccati.

3-Un'altro argomento "forte" dei detrattori dell'Italicum è il rischio, dato per certo e incontrovertibile, che il premier vincitore delle elezioni, al primo turno o al secondo, sarà circondato da una schiera di nominati, proni ai suoi voleri e disponibili, in quanto debitori verso il capo della propria elezione, a ricoprire il ruolo degli yes-man ad oltranza. Niente di più falso e distorto!

Basta ancora una volta fare i "conti della serva", come si diceva un tempo: se la lista vincitrice si porta a casa al massimo solo 100 nominati nei 100 piccoli collegi (meno le eventuali multicandidature) il gruppo di maggioranza sarà costituito per oltre i 2/3 da eletti con le preferenze (cioè ben 240 su 340 seggi assegnati al vincitore, grazie al premio di maggioranza). Come si può vedere dai semplici numeri quella del premier supportato da una moltitudine di docili "nominati" è solo un pio desiderio dei detrattori dell'Italicum.

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