Alla fine ci ha pensato la Consulta a sciogliere il nodo
gordiano che il Parlamento per anni non ha saputo o voluto dirimere. Le
motivazioni della sentenza con cui la suprema corte ha cancellato le liste
bloccate e l’abnorme premio di maggioranza della legge vigente chiariranno in
quale direzione si può muovere la politica italiana. Ora la palla ritorna al
parlamento dove perdurano le divisioni tra i fautori delle diverse opzioni di
riforma, che interessano trasversalmente i singoli partiti e che hanno provocano
un’inedito rimpallo della questione tra camera e senato. L’elezione di Renzi
alla segreteria del PD sembra finalmente aver sbloccato lo stallo parlamentare,
riportando alla Camera la discussione sulle proposte di riforma, che si era
arenata alla Commissione Affari costituzionali del Senato, dopo la bocciatura
dell’ordine del giorno sull’ipotesi di doppio turno.
A parole tutte le principali forze politiche difendono a
spada tratta il bipolarismo, messo in discussione proprio dal pronunciamento “proporzionalista”
della consulta, che rischia di fare retrocedere il sistema alla prima
repubblica. Ma alle parole dovranno seguire prima o poi decisioni coerenti e
logiche, che trovino soluzione al problema di favorire un chiaro esito
elettorale in un sistema ormai tri-polare. A ben vedere ne’ l’eliminazione
delle liste bloccate, con la re-introduzione delle preferenze, ne’ a maggior
ragione l’abolizione del premio di maggioranza, con il ritorno al proporzionale
secco o con una soglia minima, potranno risolvere il rebus elettorale e
politico italiano.
La
sentenza della Corte obbliga tutti gli attori a venire allo scoperto, specie
quelli che pubblicamente si proclamavano convinti bipolaristi ma che fino a
poche settimane fa tifavano per il mantenimento del Porcellum, in modo più o
meno occulto. L'importante è che la
nuova legge elettorale favorisca una chiara maggioranza di governo,
sottraendola alle trattative post-elettorali di palazzo, sia la scelta degli
eletti, fino ad ora designati nelle segrete stanze dei vertici di partito che
compilavano le liste bloccate.
A questo obiettivo possono concorrere solo i due turni elettorali,
specie in assetto politico tri-polare bloccato come l’attuale. Tuttavia non è
esclusa nemmeno una combinazione sinergica dei due sistemi per un esito elettorale
equilibrato, nel senso che la formula proporzionale può garantire al primo
turno il massimo della rappresentatività democratica, mentre il maggioritario
al secondo turno è il migliore presidio della governabilità e dell’alternanza
tra diversi poli.
A ben vedere, peraltro, l’eventuale vincitore al secondo
turno, nell’ipotesi di lista nazionale di coalizione, si aggiudica la vittoria
non tanto in virtù di un “premio” di maggioranza concesso ad un
partito/coalizione minoritari, come nel caso del Porcellum corretto con una
soglia minima, ma perchè ha conseguito effettivamente la maggioranza dei
consensi nelle urne al ballottaggio, come accade con l’elezione dei sindaci dei
comuni maggiori.
I fan del Porcellum, privati del loro beniamino, ora ripiegano
sul meno peggio, ovvero sul Mattarellum, nonostante tutte le simulazioni svolte
dimostrino che non produrrebbe affatto una maggioranza coesa e stabile ma una
parlamento ingovernabile. La cartina di tornasole per valutare se alla proclamazione di buone intenzioni bipolariste corrisponderanno
fatti coerenti resta, ancora una volta, l’accettazione del doppio turno! Il
resto sono solo chiacchiere, tattiche dilatorie, doppi giochi e posizioni ambigue.
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