Le prime mosse del nuovo segretario PD hanno già sortito
qualche effetto pratico sul fronte della riforma elettorale. Il confronto tra
le forze politiche si è polarizzato su due questioni, con il consueto balletto
di tatticismi ed avances: da un lato, in quale perimetro/geometria politica varare la revisione
del Porcellum e, dall'altro, quale modello riformatore adottare.
Sul primo punto predominano le diffidenze reciproche tra la
nuova Forza Italia e il Nuovo Centro Destra, correlate all’eventualità di
elezioni in tempi bevi, reclamate dai primi e paventate dai secondi. Alfano
teme di essere scavalcato ed emarginato da un’eventuale intesa tra PD e FI,
centrata sul recupero del Mattarellum, il modello su cui ha ripiegato
Berlusconi dopo aver rinunciato a malincuore al Porcellum, da sempre prediletto.
Sul secondo punto sembrerebbe acquisita la necessità di
accettare una formula a doppio turno, anche se Berlusconi a detta di uno dei
suoi “non sopporta il doppio turno”, per cui non sarà agevole trovare un’intesa.
I contrasti si concentrano sul meccanismo elettorale, sempre per via del
conflitto tra le diverse convenienze di parte che spingono ogni attore a tirare
la coperta dalla propria parte per tutelare nel miglior modo le proprie chances
di potere e sopravvivenza. Gli alfaniani propendono per la formula del “sindaco
d’Italia”, peraltro non ancora ben definita nei dettagli. Per loro è certamente
più favorevole una soluzione proporzionale al primo turno, nella misura in cui
garantirebbe la possibilità di restare relativamente autonomi e preservare
margini più ampi di manovra rispetto a FI, in caso di ritorno all’ovile dei “governativi” per una futura alleanza elettorale tra le due forze politiche, attualmente separate in casa.
La neo-FI punta invece su una riedizione del Mattarellum poichè i collegi uninominali maggioritari potrebbero
piegare ai voleri del Cavaliere i “traditori” del nuovo centrodestra, in una
sorta di ritorno a Canossa. Non si capisce tuttavia fino a che punto sia
disposto ad accettare il ballottaggio per l’attribuzione del 25% proporzionale trasformato
in premio di maggioranza, punto critico sul quale ancora non c’e’ stato un
chiaro pronunciamento in senso positivo. Sullo sfondo in qualità di spettatori
restano per ora i grillini, che non si sbilanciano in attesa di divulgare la
loro proposta ufficiale, frutto della consultazione on-line dei “cittadini”.
Nel mezzo sta Renzi che sembra
aver adottato la politica dei due forni di Andreottina memoria, dato che si
rivolge sia alla propria maggioranza che all’opposizione. Dopo aver annunciato
in campagna elettorale delle primarie che in caso di vittoria avrebbe
presentato il suo modello di riforma del Porcellum, ora non si sbilancia ed
anzi mantiene rigorosamente coperte le proprie carte. C’e’ de chiedersi inoltre
per quale motivo, dopo aver tessuto le lodi per mesi del modello "sindaco
d'Italia", ora sia disponibile riesumare il Mattarellum, nonostante sappia
perfettamente che il cavaliere non sopporta il doppio turno. Perché, al
contrario, non asseconda la disponibilità più volte espressa da Alfano verso una
legge sul modello delle elezioni dei sindaci?
Con queste prime mosse il
neosegretario PD non brilla certo per chiarezza di proposte, trasparenza di
intenti e soprattutto coerenza tra annunci e comportamenti. Con la strategia
dei due forni si rischia la scottatura!
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