Il primo ad aprire le ostilità è
stato l’ex leader della minoranza PD Pippo Civati, che subito dopo le
dimissioni dal PD ha annunciato il proposito di raccogliere le firme per due
referendum abrogativi dei punti qualificanti della neonata legge elettorale.
Gli articoli da cassare secondo Civati sono quelli relativi a capilista bloccati, pluricandidature e doppio
doppio turno per il premio di maggioranza. Tutto ciò prima ancora che sia stata
applicata per la prima volta la nuova elegge e dopo che il sistema elettore a doppio turno dei comuni ha dimostrato di
funzionare garantendo chiarezza di esito elettorale, governabilità ed
alternanza amministrativa.
La
crociata anti-Italicum sembrerebbe condannata in partenza all'insignificanza
politica e al probabile fallimento del referendum per un quorum da tutti
giudicato irraggiungibile, visto il livello di astensionismo alle elezioni
Europee del 2014, trend confermato in peggio alle regionali. Difficile immaginare
una consistente affluenza al voto per un referendum pro-preferenze, dopo che
negli anni novanta con una consultazione referendaria di opposto tenore erano
state cancellate a furor di popolo, perché ritenute espressione della peggiore
politica clientelare, affaristica e inquinata dalle logiche spartitorie della
partitocrazia.
Il
giudizio su una nuova legge si può dare solo verificando quali sono i suoi
effetti empirici, possibilmente comparati con quelli della precedente versione.
Un possibile raffronto viene dalle elezioni regionali; i contestatori a priori
dell'Italicum non dicono nulla sul poco edificante spettacolo della miriade di
liste regionali coalizzate, in cui hanno trovano posto i famosi impresentabili
in virtù di un sistema elettorale che premia le aggregazioni ed attribuisce un
premio di maggioranza illimitato, analogo a quello del Porcellum bocciato dalla
sentenza della Consulta. Quelli regionali si sono rivelati sistemi elettorali
decisamente peggiori dell'Italicum, che perlomeno ha messo in soffitta il
premio alle coalizioni e introdotto la soglia minima per il premio di stesso.
La querelle degli impresentabili ha dimostrato che il brodo
di coltura della degenerazione politica è il combinato disposto tra preferenze
e premio alla coalizione, composta da numero a
piacere di liste pur di conseguire quel vantaggio di consensi indispensabile
per agguantare il premio di maggioranza. Esiste infatti una sinergia “naturale”
tra le due formule: da un lato la notorietà del capolista e dei notabili locali convoglia sulla lista voti
“personalistici”, che non sarebbero arrivati per altre motivazioni, attratti
dalle preferenze mentre dall’altro il capolista forte del potenziale consenso
ad personam per il radicamento sociale dei suoi esponenti può trattare con il
candidato governatore da posizioni di forza facendo leva sul suo piccolo ma
indispensabile pacchetto di consensi.
Fortunatamente l'Italicum con la
presenza dei capolisti bloccati e soprattutto grazie al premio alla lista e non
alla coalizione ha introdotto un disincentivo a questo modello di gestione
strategica del consenso politico-elettorale, che non uguali nel resto del
continente. Non a caso, all’indomani delle elezioni regionali, i centristi di
NCD per bocca del portavoce Quagliariello hanno avanzato la proposta di
rivedere l'Italicum introducendo la possibilità di apparentamento al secondo
turno. Con questa modifica il piccolo partito potrebbe negoziare il proprio
sostegno ad uno contendenti al II° turno facendo pesare il proprio contributo determinante
di voti, per ottenere in cambio posti di potere e altri vantaggi, a mo’ di
novello Ghino di Tacco.
Dopo la sentenza della Consulta
sul Porcellum e il varo dell'Italicum sembra arrivato il momento di rivedere anche le leggi elettorali
regionali, per armonizzare i vari sistemi elettorali
vigenti a livello nazionale e locale. Che senso ha un sistema a doppio turno
con soglia per il premio di maggioranza, come quello toscano, accanto ad altri
senza soglia e con premio praticamente illimitato come quello vigente nella
vicina Liguria, dove il neogovernatore Toti governerà la regione con poco più
di un 1/3 dei voti e una maggioranza risicatissima? La revisione del sistema di
voto toscano rappresenta certamente un passo in avanti poiché, introducendo la
soglia minima del 40% per il premio di maggioranza, ha di fatto aperto la
strada all’Italicum. Tuttavia a livello regionale sarebbe più appropriata una
soglia per il premio al 45%, cioè una via di mezzo tra il 40% della legge
nazionale e il 50% delle comunali.
Ma soprattutto urge
l’eliminazione del premio alla coalizione, vero cavallo di Troia per
impresentabili, clientelismo, campanilismo e, in associazione con le
preferenze, strumento di personalizzazione della politica e rischio di voto di
scambio. Non a caso in Campania alcuni impresentabili sono stati eletti
sull'onda delle preferenze. Al contrario l’esito delle recenti elezioni
comunali ha dimostrato per l’ennesima volta quanto il doppio turno possa
scompaginare equilibri consolidati, far emergere nuovi protagonismi, garantire
il ricambio amministrativo e la chiarezza dell’esito elettorale. I casi di
Venezia ed Arezzo sono emblematici della dinamicità della seconda chance
elettorale per rimettere in moto la dialettica elettorale ed offrire ai cittadini
concrete occasioni di cambiamento.