L'Italicum è passato alla Camera: è un mezzo
pasticcio ma pur sempre meglio della grande porcata precedente. La reazione
stizzita di molti, dai pentastellati alla sinistra civatiana, che evocano un
neo-porcellum frutto del compromesso con FI, è esagerata ma coglie nel segno: le
differenze tra il Porcellum e l’Italico sono profonde e bisogna dare atto a
Renzi di aver fatto la cosa giusta alleandosi con B., alla ricerca di una
rilegittimazione dopo la condanna definitiva, seppur a prezzo di non pochi mal
di pancia e di una legge non priva di limiti. Senza l'apporto della neo-FI una pur mediocre riforma, che appare decente
solo al cospetto dell'orrendo Porcellum, non sarebbe mai passata e il
neo-premier sarebbe stato impallinato da destra e da sinistra.
Si può dire tutto il male possibile
dell'italicum ma è praticamente impossibile che una qualsiasi legge elettorale
sia peggiore del mostruoso suino elettorale. Forse dalle parti della nord Corea
ci sarà di peggio ma in giro per l’Occidente nulla tocca i vertici della legge
Porcata. Quindi un passo in avanti è stato fatto ma ovviamente si può sempre
migliorare, per chi crede nella politica dei piccoli passi e del male minore.
Per integralisti e massimalisti invece è solo il peggiore dei mali e stupisce
il giudizio di Civati e dei cuperliani, le cui critiche si appuntano sulla
mancanza delle preferenze e sulla questione delle quote di genere da riproporre
al Senato.
Sul primo punto la convergenza con NCD è
ormai consolidata e rischia di far saltare l’accordo con il Cavaliere, unica
garanzia di buon esito dell’iter parlamentare. Stupisce che non si valuti con
la dovuta considerazione la novità più rilevante introdotta dall’Italicum, per
certi versi di portata storica: quel doppio turno, per ora solo eventuale e con
una soglia troppo bassa, che fa la differenza nel panorama politico tri-polare
italiano perché è l’unica garanzia di governabilità e di solidità della
maggioranza.
Le vere criticità dell'Italicum sono altre ed hanno ben altro peso sul
potenziale esito delle elezioni: soglie di sbarramento troppo elevate, e quindi
palesemente antidemocratiche, e soprattutto premio di maggioranza troppo
consistente per effetto di una soglia minima troppo bassa, limiti messi in
risalto dalla sentenza della corte sul Porcellum e che rischiano di far cadere
la scure della Consulta anche sull'Italicum.
Criticità che, guarda caso, aumentano il rischio di mercanteggiamento
di voti tra i partiti pur di raggiungere la soglia minima, onde evitare il
giudizio di seconda istanza degli elettori, assai più significativo e dirimente
del voto di preferenza, tipico strumento clientelare, di voto di scambio e di
pilotaggio degli eletti. Si aggiunga anche il fatto, segnalato dal professor
D’Alimonte, che il premio di maggioranza potrebbe essere così risicato da
lasciare l’esecutivo in balia di un pugno di eletti, tentati dal trasformismo
politico come nella recente storia politica. Una soglia per il premio di
maggioranza così bassa porta con se il rischio/necessità per i partiti maggiori
di “imbarcare” tutte le forze minori in alleanze allargate e posticce pur di
raggiungere il fatidico 37% dei consensi al primo turno ed evitare il ballottaggio.
Sarebbe esiziale se a questa jattura si dovesse aggiungere anche il voto di
preferenza, con tutte le distorsioni che esso comporta nei piccoli collegi.
E dire invece che l'Italicum potrebbe evolvere da mediocre a buona
legge con poche ma sostanziali modifiche:
1-l’innalzamento della soglia per il premio di maggioranza ad un
livello "ragionevole" (40-45%) ma di fatto irraggiungibile, che vanificherebbe
il potenziale “ricatto” delle piccole formazioni, il cui apporto è invece
determinante per superare l’attuale soglia;
2-lo sfoltimento/abbassamento delle varie soglie di sbarramento minime
per l’accesso alla rappresentanza parlamentare nazionale, diciamo al 3% circa
per tutti.
Speriamo nella prossima legislatura; non è detto che ogni tanto non
prevalga il buon senso e soprattutto l’interesse generale su quello particolare.
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