martedì 20 gennaio 2015

L'Italicum 2.0 alla battaglia finale


L’ennesimo scontro politico attorno alle sorti parlamentari dell'Italicum 2.0, che vede l’inedita alleanza delle minoranze dei contraenti del patto del Nazareno,  è davvero incomprensibile e per certi versi pretestuoso. L'attuale versione della riforma elettorale è incomparabilmente migliore rispetto a quella approvata dalla camera quasi un anno fa, rimasta nel cassetto fino al dicembre scorso e che, pur con qualche residuo difetto, rappresenta un indubbio progresso. Sono state infatti introdotte alcune migliorie che hanno modificato drasticamente la prima versione, vale a dire, in ordine di rilevanza:
  •  la conferma del doppio turno, punto più qualificante della riforma elettorale, rafforzato dal premio di maggioranza alla lista, invece che alla coalizione, garanzia di future maggioranze chiare, stabili e non ostaggio di alleanze composite e litigiose, minoranze ricattatrici, inciuci, lobby, consociativismi, trasformismi, cambi di casacca e compravendita di seggi per sopravvivere;
  •  l'innalzamento della soglia per il premio di maggioranza ad un appena decente 40%, rispetto all'indecenza del 37% prima maniera;
  •   una soglia di sbarramento al 3%, uguale per tutti e meno antidemocratica della precedente pletora di soglie, penalizzati per i piccoli partiti;
  •   l'introduzione parziale del voto di preferenza, in affiancamento al capilista bloccato, e abbinata all’eliminazione delle liste bloccate.
     Quest'ultimo punto è il più delicato, poichè entrambi i modelli di delega della rappresentanza hanno pro e contro, vantaggi e svantaggi, luci ed ombre, ma indubbiamente rispetto al 100% di nominati del Porcellum l'attuale equilibrio (60%  circa di capilista bloccati e 40% di eletti con la preferenza) rappresenta un evidente passo in avanti rispetto alla porcata del passato, anche se sarebbe auspicabile un più equilibrato fifty-fifty.

Per ottenere questo compromesso basterebbe ridurre il numero dei collegi in modo da favorire gli eletti con la preferenza e riequilibrare i rapporti rispetto ai capilista nominati e bloccati. Se si riducesse il numero dei collegi, ad esempio da 100 a 50 ma anche a 75, calerebbe drasticamente la percentuale minima di voti necessaria per ottenere un seggio e quindi automaticamente sarebbero avvantaggiati gli eletti con le preferenze rispetto al capolista, come dimostra la seguente tabella.


% minima per eleggere il capolista
% minima per eleggere il capolista + 1 eletto con preferenza
100 collegi
70 da 6 seggi (tot. 420)
30 da 7 seggi (tot. 210)

16,6%
14,2%

33,2%
28,4%
50 collegi
35 da 12 seggi (tot. 420)
15 da 14 seggi (tot. 210)

8,3%
7,1%

16,6%
14,2%

Come si evince dalla tabella con 100 piccoli collegi (70 di 6 seggi e 30 di 7 l'uno) per eleggere il capolista bloccato servirà una percentuale di voti superiore al 10% (precisamente tra il 14,2 e 16,2%) mentre ne serviranno il doppio per un secondo seggio scelto dagli elettori con la preferenza (28-33%). Ciò significa che solo i patrtiti maggiori (PD e una probabile lista unica di centrodestra) saranno nelle condizioni di portare in parlamento rappresentanti designati con le preferenze, mentre tra quelli minori sotto il 10% solo il capolista bloccato avrà la garanzia di essere eletto.
Ma quello che più sorprende è l'infatuazione per le preferenze della minoranza PD, dopo i ripetuti segnali di degenerazione della recente cronaca politica:
  1. la deriva personalistica del voto di preferenza a livello locale, emerse ad esempio con Mafia Capitale, a base di Circoli con improvvisa lievitazione di iscritti e di votanti più o meno teleguidati ai seggi, già denunciata a suo tempo da esponenti del PD romano ed ora confermata dalle inchieste giudiziarie, tanto da condurre al commissariamento del partito della capitale;
  2.  il poco edificante spettacolo delle ultime primarie in varie regioni, giocate proprio su una lotta senza esclusione di mezzi, leciti e illeciti, per dare la caccia e convogliare il voto di preferenza su questo o quel candidato;
  3. in generale l'altissimo rischio di inquinamento del voto di preferenza da parte di pulsioni clientelari, familistiche, lobbistiche, campanilistiche, per non dire di peggio, specie in alcune realtà locali.
Appare poco comprensibile che dopo aver detto tutto il male possibile della stagione della personaliz-zazione della politica si sia disposti per una battaglia ambigua e di retroguardia, a sbarrare la strada o ad affossare una legge che rappresenta da ogni punto di vista una svolta per il nostro sistema politico, rispetto a tutti i precedenti sistemi elettorali,  e che ha ben poco che fare con recenti riforme ben più discutibili, come il Job act o la revisione del senato. Viene il dubbio che l'opposizione all'Italicum 2.0 sia motivata da una lotta interna ai partiti, indipendentemente dall'oggetto del contendere, giusto per impedire  un  cambiamento epocale come l’approvazione di una riforma elettorale attesa da gran tempo, dopo che il presidente del consiglio è  stato giustamente accusato per mesi di annuncite e di parlare molto senza poi raggiungere risultati concreti (vedi la legge anti-corruzione e le unioni civili, perse nei meandri parlamentari o rinviate furbescamente alle calende greche). 

Sia le preferenze che il capolista bloccato hanno qualche magagna, ma nel Porcellum i nominati erano il 100% e con l'Italicum 2.0 scenderanno al  55-60%. Perfino il senatore Gotor, autore dell’emendamento anti capolista bloccato, ha dovuto ammettere che l’Italicum 2.0 rappresenta un passo in avanti; comunque anche con il capolista bloccato il neo-Italicun non è paragonabile alla sua prima versione, rispetto alla quale può vantare il rafforzamento del doppio turno, vero elemento di novità e svolta "rivoluzionaria" per il nostro sistema politico rispetto al passato. Gli oppositori e tutti i conservatori dimenticano che il doppio turno è stato il cavallo di battaglia riformatore perseguito dal PD/DS/PDS per un ventennio, e che ora forse si stà concretizzando. 

E non si dica che l’Italicum 2.0 è una riforma di destra, dopo un decennio di tira e molla, progetti di legge inconcludenti, veti incrociati, paralisi istituzionale e risultati elettorali ambigui per via di leggi porcata. Se passa l'Italicum sarà una grande vittoria per il paese e per la democrazia: questo è il successo politico che si vuole evitare anche a costo di impedire una buona riforma? L'opposizione con ogni mezzo all’Italicum 2.0 ha un retrogusto pretestuoso e sembra più che altro motivata da una sorta di coazione anti-renziana auto-referenziale ed identitaria, come è stata per decenni l'azione dei pasdaran anti-berlusconiani.

1 commento:

  1. speriamo che non ci siano più inciampi così la nuova legge elewttorale ci permette ,in periodo di elezioni,di essere sicuri di poter governare appena saputo il risultato

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