Tuttavia le simulazioni eseguite negli ultimi mesi,
utilizzando i risultati delle elezioni del febbraio 2013, hanno dimostrato che
l'esito parlamentare del Mattarellum sarebbe stato analogo a quello del
Porcellum. A meno che si corregga in senso ancor più dis-proporzionale e maggioritario la quota
che il Mattarellum riserva alle liste nazionali. In sostanza basterebbe
trasformare, in toto o in parte, il 25% proporzionale del Mattarellum in premio
di maggioranza/governabilità da
assegnare con il ballottaggio tra i primi due partiti/coalizioni maggiormente
votati al primo turno, qual’ora nessuno di essi avesse superato una soglia
minima analoga a quella proposta nella bozza Violante-D'Alimonte (40-45%).
Ad esempio al vincitore del ballottaggio potrebbero essere attribuiti un numero di seggi variabile ma sufficiente, assieme a quelli conseguiti nell'uninominale, per raggiungere la maggioranza assoluta del 55%. Gli eventuali resti, rispetto al totale del 25%, potrebbero essere assegnati alle altre forze politiche in modo proporzionale. E’ facile prevedere l’opposizione delle forze politiche che da sempre osteggiano l’idea del doppio turno, in nome del tanto peggio tanto meglio e delle larghe intese paralizzanti. Tuttavia è lecito sperare che il nuovo assetto politico, scaturito della scissione da Forza Italia dell’ala governativa dell’ex-PDL, possa aprire spiragli per una vera riforma del Porcellum.
Ad esempio al vincitore del ballottaggio potrebbero essere attribuiti un numero di seggi variabile ma sufficiente, assieme a quelli conseguiti nell'uninominale, per raggiungere la maggioranza assoluta del 55%. Gli eventuali resti, rispetto al totale del 25%, potrebbero essere assegnati alle altre forze politiche in modo proporzionale. E’ facile prevedere l’opposizione delle forze politiche che da sempre osteggiano l’idea del doppio turno, in nome del tanto peggio tanto meglio e delle larghe intese paralizzanti. Tuttavia è lecito sperare che il nuovo assetto politico, scaturito della scissione da Forza Italia dell’ala governativa dell’ex-PDL, possa aprire spiragli per una vera riforma del Porcellum.
Tuttavia sia il collegio uninominale che le preferenze hanno
i loro limiti, essendo entrambi
l’incubatrice di potenziali influenze clientelari, campanilistiche e
voto di scambio. La storia della prima repubblica e le percentuali espresse
dagli elettori in alcune regioni dimostrano quanto elevato sia questo rischio.
Il prof. D’Alimonte ha ricordato, durante la convention della Leopolda, che a
fronte di un 12% di elettori lombardi che esprimono un voto di preferenza in
Calabria si registra un dato del 90%. Secondo alcuni osservatori il sistema
maggioritario uninominale potrebbe rivelarsi l’antidoto giusto per questo
rischio, ma i dubbi in merito sono più che legittimi, prima di tutto per
l’inevitabile deriva personalistica di un campagna elettorale giocata tra pochi
contendenti per il seggio. Nel collegio proporzionale il candidato deve
contendere le preferenze ai colleghi della propria lista mentre in quello
uninominale il potenziale bacino di consensi da conquistare si estende a tutta la
platea di elettori del collegio. Insomma anche il sistema uninominale
maggioritario non è scevro da limiti e rischi!
Forse esiste una via d’uscita al dilemma tra seggio
uninominale e liste proporzionali con preferenza. La variabile essenziale per
controllare le preferenze e manipolare l’esito del voto a proprio vantaggio è
la dimensione del bacino elettorale. Quanto più è limitata l’area geografica per
la designazione di un deputato/senatore tanto più facile sarà pilotare le
preferenze su un certo candidato, a scapito di altri, facendo leva sul
controllo della rete sociale di supporto del politico locale. All’opposto in un
macro-collegio avranno buon gioco candidati meno radicati localmente, ma noti
alla popolazione per la loro popolarità o notorietà pubblica. Se questa analisi
è corretta un allargamento della platea degli elettori dovrebbe ridurre le
influenze micro-sociali, più a rischio di degenerazione clientelare, a vantaggio
di strumenti per orientare il voto più impersonali, come i media della
comunicazione pubblica di massa, in primis TV e radio.
Infine se anche per la quota proporzionale del Mattarellum dovesse
valere il doppio turno per l’attribuzione del premio di maggioranza, le
potenziali distorsioni del voto locale potrebbero ulteriormente venir meno, specie
con l’introduzione della doppia preferenza di genere, su una lista composta
da personalità note per rilevanza pubblica e prestigio sociale. Con la doppia
preferenza gli elettori potrebbero quindi scegliere direttamente sia il primo
ministro sia la composizione del governo, annullando di conseguenza le
negoziazioni post-elettorali tra le burocrazie per la distribuzione dei posti
di potere, nonchè il rischio di degenerazione clientelare insito a livello di
micro collegi elettorali locali.
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