domenica 17 novembre 2013

Dal Porcellum al Mattarellum: dalla padella alla brace?

La bocciatura in Senato della mozione pro bozza Violante-D’Alimonte di revisione del Porcellum, con l’introduzione doppio turno di coalizione per l’attribuzione del premio di maggioranza/governabilità, ha riportato in auge l’idea di recuperare il Mattarellum, specie se la Consulta dovesse accettare l’incostituzionalità della legge porcata e la cassasse in toto.  Secondo il professor D’Alimonte il Mattarellum potrebbe avere esiti meno disastrosi del Porcellum in particolare se venissero introdotte alcune migliorie che ne accentuassero la tendenza maggioritaria, vale a dire: (i) eliminare lo scorporo per aumentare l'effetto maggioritario e la possibilità di usare le liste civetta per aggirarlo e (II) abolire alla Camera la doppia scheda e usare il sistema di voto del Senato dove c'è una sola scheda.

Tuttavia le simulazioni eseguite negli ultimi mesi, utilizzando i risultati delle elezioni del febbraio 2013, hanno dimostrato che l'esito parlamentare del Mattarellum sarebbe stato analogo a quello del Porcellum.  A meno che si corregga in senso ancor più dis-proporzionale e maggioritario la quota che il Mattarellum riserva alle liste nazionali. In sostanza basterebbe trasformare, in toto o in parte, il 25% proporzionale del Mattarellum in premio di maggioranza/governabilità da assegnare con il ballottaggio tra i primi due partiti/coalizioni maggiormente votati al primo turno, qual’ora nessuno di essi avesse superato una soglia minima analoga a quella proposta nella bozza Violante-D'Alimonte (40-45%).

Ad esempio al vincitore del ballottaggio potrebbero essere attribuiti un numero di seggi variabile ma sufficiente, assieme a quelli conseguiti nell'uninominale, per raggiungere la maggioranza assoluta del 55%. Gli eventuali resti, rispetto al totale del 25%, potrebbero essere assegnati alle altre forze politiche in modo proporzionale. E’ facile prevedere l’opposizione delle forze politiche che da sempre osteggiano l’idea del doppio turno, in nome del tanto peggio tanto meglio e delle larghe intese paralizzanti. Tuttavia è lecito sperare che il nuovo assetto politico, scaturito della scissione da Forza Italia dell’ala governativa dell’ex-PDL, possa aprire spiragli per una vera riforma del Porcellum. 

Tuttavia sia il collegio uninominale che le preferenze hanno i loro limiti, essendo entrambi  l’incubatrice di potenziali influenze clientelari, campanilistiche e voto di scambio. La storia della prima repubblica e le percentuali espresse dagli elettori in alcune regioni dimostrano quanto elevato sia questo rischio. Il prof. D’Alimonte ha ricordato, durante la convention della Leopolda, che a fronte di un 12% di elettori lombardi che esprimono un voto di preferenza in Calabria si registra un dato del 90%. Secondo alcuni osservatori il sistema maggioritario uninominale potrebbe rivelarsi l’antidoto giusto per questo rischio, ma i dubbi in merito sono più che legittimi, prima di tutto per l’inevitabile deriva personalistica di un campagna elettorale giocata tra pochi contendenti per il seggio. Nel collegio proporzionale il candidato deve contendere le preferenze ai colleghi della propria lista mentre in quello uninominale il potenziale bacino di consensi da conquistare si estende a tutta la platea di elettori del collegio. Insomma anche il sistema uninominale maggioritario non è scevro da limiti e rischi!

Forse esiste una via d’uscita al dilemma tra seggio uninominale e liste proporzionali con preferenza. La variabile essenziale per controllare le preferenze e manipolare l’esito del voto a proprio vantaggio è la dimensione del bacino elettorale. Quanto più è limitata l’area geografica per la designazione di un deputato/senatore tanto più facile sarà pilotare le preferenze su un certo candidato, a scapito di altri, facendo leva sul controllo della rete sociale di supporto del politico locale. All’opposto in un macro-collegio avranno buon gioco candidati meno radicati localmente, ma noti alla popolazione per la loro popolarità o notorietà pubblica. Se questa analisi è corretta un allargamento della platea degli elettori dovrebbe ridurre le influenze micro-sociali, più a rischio di degenerazione clientelare, a vantaggio di strumenti per orientare il voto più impersonali, come i media della comunicazione pubblica di massa, in primis TV e radio.

Infine se anche per la quota proporzionale del Mattarellum dovesse valere il doppio turno per l’attribuzione del premio di maggioranza, le potenziali distorsioni del voto locale potrebbero ulteriormente venir meno, specie con l’introduzione della doppia preferenza di genere, su una lista composta da personalità note per rilevanza pubblica e prestigio sociale. Con la doppia preferenza gli elettori potrebbero quindi scegliere direttamente sia il primo ministro sia la composizione del governo, annullando di conseguenza le negoziazioni post-elettorali tra le burocrazie per la distribuzione dei posti di potere, nonchè il rischio di degenerazione clientelare insito a livello di micro collegi elettorali locali.

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