Quello del PD è forse il congresso nazionale di partito più
tormentato della II Repubblica. Da settimane si rincorrono notizie e voci su
moltiplicazione di tessere, congressi di circolo fantasma, dubbi sulle
procedure di votazione un po' in tutta Italia, sia sui giornali che sul Web
(vedi il precedente post per quanto riguarda le connessioni con la riforma
della legge elettorale). Dalle informazioni dei quotidiani sembra di poter escludere di trovarsi di fronte ad una manovra concertata a livello nazionale, da parte
dell’entourage di un candidato a spese degli altri, anche se esponenti di
questo o quel gruppo/candidato sono variamente implicati nelle elezioni sotto
osservazione.
La matrice degli episodi denunciati è da ricondurre a situazioni
conflittuali a livello locale, in cui l’appartenenza ad uno schieramento
nazionale conta meno rispetto alle dinamiche e ai contrasti tra notabili
radicati nel territorio. Non sembra quindi trattarsi di fatti gravi o brogli in
piena regola, ma di un uso spregiudicato delle elezioni di circolo, peraltro
comunque all’interno delle regole stabilite, in particolare la possibilità di
iscrizione al partito anche il giorno delle votazioni. Emblematico è l’episodio
di Frosinone dove i tre candidati alla segretaria provinciale, renziano,
civatiano e cuperiano, hanno minacciato di ritirarsi se non venivano bloccate
le procedure elettorali in alcuni circoli, dove è stato segnalato un
tesseramento gonfiato e sospetto.
Come si possono interpretare questi eventi che stanno
mettendo a dura prova l’immagine pubblica del PD? Che influenza avranno sulle
prossime primarie, sbandierate come segno di apertura verso la società ed i simpatizzanti, in
antitesi alle beghe correntizie? Un abbozzo di spiegazione sociologicamente
“naif” non può che prendere le mosse dal
fatto che i circoli in molti casi si sono desertificati per il calo degli
iscritti e della partecipazione, dovuta al combinato disposto di varie
concause. I militanti, delusi per i disastri politici inanellati nell'ultimo
anno, fino alla vigilia del congresso non hanno rinnovato la tessera anche
perchè nel contempo il PD si e' "aperto" alla societa' grazie alla
primarie. D’altro canto l'influenza dei circoli sulla fazioni in cui si
dividono i vertici locali e regionali si
è ridotta in proporzione al calo degli iscritti. Perche' dovrei iscrivermi,
pensano gli ex, se poi comunque posso votare alle primarie come simpatizzante?
Nel contempo il PD si avvitava su se stesso nella deriva
correntizia, altro fattore di aggravamento della crisi e motivo di ulteriore
disaffezione degli iscritti, in una classica spirale di amplificazione della
"patologia". In questo modo alcuni circoli sono diventati facile
preda delle beghe locali e delle manipolazioni dei soliti notabili che hanno
preso possesso "manu militari" dei circoli, ormai sguarniti di
militanti, convogliando alle elezioni manipoli di fedeli clienti iscritti
all’ultimo momento. Insomma con una pattuglia di seguaci ben addestrati in
molti si sono portati a casa un circolo, tutto compreso. In sostanza abbiamo
assistito ritorno trionfale dei vecchi marpioni della politica, variamente targati ma sempre in stile democristiano,
prima repubblica, bravissimi nel destreggiarsi nel mondo delle clientele
locali! Non tanto per il potere dei segretari di circolo, ma soprattutto per
occupare una casella strategica ai fini della composizione delle liste per le
varie elezioni.
Paradossalmente quindi le primarie hanno, da un lato,
rivitalizzato la partecipazione e le relazioni con la società e, dall'altro,
aggravato la crisi del partito in un classico effetto perverso e
contro-intuitivo dal quale è difficile uscire, assestando un ulteriore colpo
alla forma sociale del partito di matrice novecentesca. In questo senso ha
visto giusto Renzi, che ha sempre snobbato le dinamiche di potere e le beghe
interne, facendo affidamento proprio sulle primarie per scardinare certe
incrostazioni post-comuniste. Non perchè gli interessi fare il segretario ma
perchè la segreteria era il cavallo di troia per ottenere la designazione a
premier, esattamente come i ras locali vogliono conquistare i circoli per le
fare le proprie liste elettorali ed emarginare gli antagonisti di
corrente/potere.
Aveva probabilmente ragione l’ex ministro Barca a proporre la
distinzione tra le carriere nel partito dai ruoli istituzionali. Forse con
questa clausola si evitavano certe degenerazioni a livello di circoli ed
eccessive lacerazioni a livello di primarie. Ora però Renzi dovrà comunque
vedersela con un partito riottoso e per buona parte schierato contro di lui.
Vedremo come se la caverà....
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