sabato 15 dicembre 2018

Polemiche politiche, sovranismo ed elezioni europee

Gli scambi polemici tra il Ministro Salvini ed esponenti della UE hanno lasciato il segno e fatto il gioco della propaganda populista anti casta UE. I Commissari UE continuano a cadere nella trappola della risposta piccata alle esternazioni di un ministro legittimamente eletto alla guida del proprio paese, ancor più inopportuna perchè cade proprio all'inizio di una lunga campagna elettorale per le elezioni al parlamento di Strasburgo.

Ma oltre alla generale inopportunità politica di tali "falli di reazione" esistono motivazioni più profonde che sconsigliano caldamente di procedere su questa strada controproducente ed autolesionista, che riguardano la particolare natura delle elezioni politiche continentali inserite nel contesto delle dinamiche nazionali. Due sono le spinte motivazionali che orientano il voto dei cittadini, specie in questa fase di crisi e disorientamento: da un lato la ricerca di un colpevole, di un nemico/responsabile e magari di un capro espiatorio per la frustrazione e la rabbia esistenziale che percorre l'elettorato e, dall'altro, le facili promesse elettorali per uscire dalla crisi all’insegna della demagogia. 

Il mix propagandistico fatto di accuse per i privilegi delle èlitè dimissionarie e promesse di riscatto ed “aiuto” per chi è in difficoltà, dai giovani disoccupati specie del sud ai pensionati vittime della Fornero, ha funzionato perfettamente e continua a funzionare anche oltre la luna di miele, nel segno della semplificazioni populista/sovranista. L'esterofilia italica si è convertita nell'italia populista in esterofobia, per cui le "colpe" della situazione attuale vanno sempre ricercate all'estero, in qualche soggetto o istituzione che ordisce complotti e macchinazioni ai nostri danni.
La spiegazione ce la fornisce la psicologia con il concetto di “locus of control”, vale a dire la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi comportamenti o azioni, oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà. Il combinato disposto della ricerca di colpevoli/responsabili da dare in pasto al rancore ei cittadini e la promessa di aiuti per migliorare le condizioni di vita (dal reddito di cittadinanza alla flat tax) sono entrambi coerenti con la seconda interpretazione, che assolve l’individuo da ogni tipo di responsabilità propria per attribuire tutte le cause del disagio e della sofferenza a fattori esterni indipendenti dalla sua volontà, dai privilegi della casta agli immigrati, con una componente di richieste paternalistiche verso lo “stato” patrigno che ha abbandonato i suoi cittadini/figli. Insomma nessuno si azzarderebbe a riproporre il famoso slogan che esortava all'impegno civico durante il new deal americano: “non chiedere cosa il governo fa per te, ma chiediti cosa tu puoi fare per la nazione”.
Inutile dire che l’autoassoluzione degli italiani da qualsiasi responsabilità propria occulta le radici storiche della crisi italiana, che invece fanno proprio riferimento ai vizi del carattere italico, riconducibili a ben precise concause: mancanza di senso civico, sfruttamento dei beni pubblici a proprio vantaggio particulare, evasione fiscale, clientelismo, corruzione, assistenzialismo, familismo amorale, criminalità organizzata e mafiosa, falsi, furbetti e truffatori di ogni sorta ai danni della cosa pubblica etc… Nessuno naturalmente durante la campagna elettorale si azzarda a fare discorsi impopolari di questo genere, e men che meno ad indicare la necessità di invertire culturalmente la rotta per tentare di compensare la risultante di questa congerie di cause, ovvero l’enorme debito pubblico che ci opprime accumulato nel recente passato.
L’Europa invece continua a ricordarci per quanti anni ancora dovremo fare i compiti a casa per poter superare l’esame di riparazione, con tutti i vincoli di finanza pubblica che sono stati posti proprio dalla politica comunitaria per tentare di risollevare le sorti della nostra finanza pubblica disastrata. Il leit motif delle politiche comunitari riporta ossessivamente in primo piano quel locus of control interno, che invece viene di fatto ignorato dalla politica populista/sovranista nazionale, orientata all'auto-assoluzione dai vizii nazionali. La campagna elettorale per le elezioni europee sarà tutta incentrata sul contrasto tra le due opposte agende del "locus of contro", quella tutta “interna” dell’Europa, che ci rammenta costantemente le nostre responsabilità per l'enorme debito pubblico accumulato, e quella tutta “esterna” della propaganda populista nazionale, che si auto-assolve additando nelle ingerenze e nei vincoli dei burocrati europei l'origine dei malessere sociale che affligge Italia.
Questo radicale contrasto interpretativo sulle cause dell'endemica crisi italiana monopolizzerà tutta la lunga campagna elettorale con reiterate accuse reciproche perché, a differenza delle lezioni nazionali, le mirabolanti promesse elettorali a livello continentale avranno poca presa e occasione per lisciare il pelo degli elettori italiani, complici le complicate mediazioni ed alchimie tra famiglie politiche europee per la gestione della Commissione. Anche perché la carta vincente della propaganda sovranista è più semplice, in quanto consiste nella rivendicazione di maggiore autonomia delle ingerenze della politica comunitaria sulle politiche nazionali (prima gli italiani, magari fino all’uscita dall’Euro) il che significa implicitamente che c’è poca da sperare in decisioni europee favorevoli agli “interessi nazionali”. 
L’eventuale gestione della UE da parte dei populisti/sovranisti è auto contraddittoria poiché il loro obiettivo è condensato in semplice slogan (meno Europa) che presuppone la priorità dei singoli interessi nazionali “egoisti” sui vincoli comunitari, in antitesi alla dimensione sovranazionale della UE, fino all’ipotesi estrema della sua disgregazione nazionalista o della fuoriuscita dall’euro. Non a caso tra i più severi critici della politica governativa, per via delle promesse non mantenute riguardo al contenimento del deficit/debito, troviamo proprio i governi sovranisti e populisti del gruppo di Visegrad, sulla cui sponda contava la componente leghista della maggioranza.
Va da se che per il centrosinistra sarà un problema trovare argomenti critici verso la politiche comunitari e proposte concrete in positivo che si smarchino dai contenuti polemici dell’efficace propaganda dei populisti/sovranisti anti UE (basta vedere il magro risultato della lista più Europa e la sua dissoluzione poste elettorale). Anche perchè le esternazioni dei commissari Europei degli ultimi mesi non fanno altro che consolidare le basi psicologiche della propaganda sovranista, tutta centrata sulla dimensione emotiva e del bias da locus of control esterno.

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