Ma oltre alla generale inopportunità politica di tali
"falli di reazione" esistono motivazioni più profonde che
sconsigliano caldamente di procedere su questa strada controproducente ed
autolesionista, che riguardano la particolare natura delle elezioni politiche
continentali inserite nel contesto delle dinamiche nazionali. Due sono le
spinte motivazionali che orientano il voto dei cittadini, specie in questa fase
di crisi e disorientamento: da un lato la ricerca di un colpevole, di un nemico/responsabile
e magari di un capro espiatorio per la frustrazione e la rabbia esistenziale
che percorre l'elettorato e, dall'altro, le facili promesse elettorali per
uscire dalla crisi all’insegna della demagogia.
Il mix propagandistico fatto di accuse per i privilegi delle èlitè dimissionarie e promesse di riscatto ed “aiuto” per chi è in difficoltà, dai giovani disoccupati specie del sud ai pensionati vittime della Fornero, ha funzionato perfettamente e continua a funzionare anche oltre la luna di miele, nel segno della semplificazioni populista/sovranista. L'esterofilia italica si è convertita nell'italia populista in esterofobia, per cui le "colpe" della situazione attuale vanno sempre ricercate all'estero, in qualche soggetto o istituzione che ordisce complotti e macchinazioni ai nostri danni.
Il mix propagandistico fatto di accuse per i privilegi delle èlitè dimissionarie e promesse di riscatto ed “aiuto” per chi è in difficoltà, dai giovani disoccupati specie del sud ai pensionati vittime della Fornero, ha funzionato perfettamente e continua a funzionare anche oltre la luna di miele, nel segno della semplificazioni populista/sovranista. L'esterofilia italica si è convertita nell'italia populista in esterofobia, per cui le "colpe" della situazione attuale vanno sempre ricercate all'estero, in qualche soggetto o istituzione che ordisce complotti e macchinazioni ai nostri danni.
La spiegazione ce la fornisce la psicologia con il
concetto di “locus of control”, vale a dire la
modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano
prodotti da suoi comportamenti o azioni, oppure da cause esterne
indipendenti dalla sua volontà. Il combinato disposto della ricerca di
colpevoli/responsabili da dare in pasto al rancore ei cittadini e la promessa
di aiuti per migliorare le condizioni di vita (dal reddito di cittadinanza alla
flat tax) sono entrambi coerenti con la seconda interpretazione, che assolve
l’individuo da ogni tipo di responsabilità propria per attribuire tutte le
cause del disagio e della sofferenza a fattori esterni indipendenti dalla sua
volontà, dai privilegi della casta agli immigrati, con una componente di richieste
paternalistiche verso lo “stato” patrigno che ha abbandonato i suoi cittadini/figli.
Insomma nessuno si azzarderebbe a riproporre il famoso slogan che esortava all'impegno civico durante il new deal americano:
“non chiedere cosa il governo fa per te, ma chiediti cosa tu puoi fare per la
nazione”.
Inutile dire che l’autoassoluzione degli italiani da
qualsiasi responsabilità propria occulta le radici storiche della crisi
italiana, che invece fanno proprio riferimento ai vizi del carattere italico,
riconducibili a ben precise concause: mancanza di senso civico, sfruttamento
dei beni pubblici a proprio vantaggio particulare, evasione fiscale,
clientelismo, corruzione, assistenzialismo, familismo amorale, criminalità organizzata
e mafiosa, falsi, furbetti e truffatori di ogni sorta ai danni della cosa
pubblica etc… Nessuno
naturalmente durante la campagna elettorale si azzarda a fare discorsi impopolari
di questo genere, e men che meno ad indicare la necessità di invertire culturalmente la rotta per tentare di compensare la
risultante di questa congerie di cause, ovvero l’enorme debito pubblico che ci
opprime accumulato nel recente passato.
L’Europa invece continua a ricordarci per quanti anni
ancora dovremo fare i compiti a casa per poter superare l’esame di riparazione,
con tutti i vincoli di finanza pubblica che sono stati posti proprio dalla
politica comunitaria per tentare di risollevare le sorti della nostra finanza
pubblica disastrata. Il leit motif delle politiche comunitari riporta ossessivamente
in primo piano quel locus of control interno, che invece viene di fatto
ignorato dalla politica populista/sovranista nazionale, orientata all'auto-assoluzione dai vizii nazionali. La campagna elettorale per le elezioni europee sarà tutta
incentrata sul contrasto tra le due opposte agende del "locus of contro", quella tutta “interna”
dell’Europa, che ci rammenta costantemente le nostre responsabilità per l'enorme debito pubblico accumulato, e quella tutta
“esterna” della propaganda populista nazionale, che si auto-assolve additando nelle ingerenze e nei vincoli dei burocrati europei l'origine dei malessere sociale che affligge Italia.
Questo radicale contrasto interpretativo sulle cause dell'endemica crisi italiana monopolizzerà tutta la lunga campagna elettorale con reiterate accuse reciproche perché, a differenza delle lezioni nazionali, le mirabolanti promesse elettorali a livello
continentale avranno poca presa e occasione per lisciare il pelo degli
elettori italiani, complici le complicate mediazioni ed alchimie tra famiglie
politiche europee per la gestione della Commissione. Anche perché la carta
vincente della propaganda sovranista è più semplice, in quanto consiste nella rivendicazione di maggiore autonomia delle ingerenze della politica comunitaria sulle politiche nazionali (prima gli italiani, magari
fino all’uscita dall’Euro) il che significa implicitamente che c’è poca da
sperare in decisioni europee favorevoli agli “interessi nazionali”.
L’eventuale
gestione della UE da parte dei populisti/sovranisti è auto contraddittoria
poiché il loro obiettivo è condensato in semplice slogan (meno Europa) che
presuppone la priorità dei singoli interessi nazionali “egoisti” sui vincoli
comunitari, in antitesi alla dimensione sovranazionale della UE, fino
all’ipotesi estrema della sua disgregazione nazionalista o della fuoriuscita dall’euro. Non a caso tra i più severi critici della politica governativa, per via delle promesse non mantenute riguardo al contenimento del deficit/debito, troviamo proprio i governi sovranisti e populisti del gruppo di Visegrad, sulla cui sponda contava la componente leghista della maggioranza.
Va da se che per il centrosinistra sarà un problema
trovare argomenti critici verso la politiche comunitari e proposte concrete in
positivo che si smarchino dai contenuti polemici dell’efficace propaganda dei
populisti/sovranisti anti UE (basta vedere il magro risultato della lista più
Europa e la sua dissoluzione poste elettorale). Anche perchè le esternazioni
dei commissari Europei degli ultimi mesi non fanno altro che consolidare le
basi psicologiche della propaganda sovranista, tutta centrata sulla dimensione
emotiva e del bias da locus of control esterno.
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