Per il prof. Sartori "quanto più un'organizzazione diventa organizzata, di altrettanto diventa sempre meno democratica. L'organizzazione snatura la democrazia e la trasforma in un sistema oligarchico" tant'è che "la democrazia conduce all'oligarchia". La mia ipotesi è che il populismo ha sostituito la "vecchia" lotta di classe con la lotta alle oligarchie/èlite, che dai partiti politici si sono estese alla politica e alle istituzioni, auto-alimentandosi a dismisura grazie alla legge ferrea descritta da Michels e minando le basi della fiducia dei cittadini e della stessa democrazia rappresentativa.
La legge ferrea di Michels, pur
dominante sotto traccia nelle stesse organizzazioni democratiche di sinistra, è
stata ammantata dagli ideali politico-sindacali che tenevano insieme le masse e
garantivano la loro fedeltà ai vertici dei partiti operai, in nome del
progresso, della lotta di classe e del sol dell'avvenire. Il partito
assicurava, anche tramite i suoi militanti di base, la intermediazione tra i
vertici autoreferenziali, da un lato, la società e le classi, dall'altro, che
comunque si sentivano idealmente rappresentate, perlomeno fino a quando non è
crollato il muro di Berlino.
Da quel momento, venuto
meno il collante ideologico della lotta di classe, la legge ferrea è balzata con evidenza agli occhi
di tutti anche perchè nel frattempo dopo gli apparati dei partiti aveva contagiato le istituzioni statali e tutta la classe dirigente, complice il clientelismo e la
vorace occupazione dei posti di potere mediata dal consociativismo; l’unico che
tentò di opporsi senza successo fù il Berlinguer della famosa intervista a
Scalfari sulla questione morale, che può essere letta come la denuncia dei
rischi del contagio istituzionale della legge ferrea, a partire dalla corrosione
democratica interna ai partiti politici di sinistra.
La legge ferrea delle èlite si è convertita in cooptazione, spartizione consociativa e condivisione del potere da parte della variegata coorte di politici, professionisti, boairdi di stato, accademici, giornalisti, intellettuali, finanzieri, dirigenti, accademici, alti funzionari, grand commis di stato e impreditori abituati a transitare da un posto di potere all'altro, da uno scranno parlamentare a quello regionale, da un consiglio di amministrazione ad un collegio di probiviri, da un comitato ad una direzione generale, da dirigente di un'impresa privata ad una pubblica, da una cattedra ad un posto ministeriale, dalla direzione di giornale a quella di un TG etc...Insomma la "legge ferrea dell'oligarchia" ha assicura alle èlite privilegi, prestigio, potere e soprattutto sopravvivenza a lungo termine, come il pupazzo anni sessanta Ercolino sempre in piedi (chi se lo ricorda?).
La legge ferrea delle èlite si è convertita in cooptazione, spartizione consociativa e condivisione del potere da parte della variegata coorte di politici, professionisti, boairdi di stato, accademici, giornalisti, intellettuali, finanzieri, dirigenti, accademici, alti funzionari, grand commis di stato e impreditori abituati a transitare da un posto di potere all'altro, da uno scranno parlamentare a quello regionale, da un consiglio di amministrazione ad un collegio di probiviri, da un comitato ad una direzione generale, da dirigente di un'impresa privata ad una pubblica, da una cattedra ad un posto ministeriale, dalla direzione di giornale a quella di un TG etc...Insomma la "legge ferrea dell'oligarchia" ha assicura alle èlite privilegi, prestigio, potere e soprattutto sopravvivenza a lungo termine, come il pupazzo anni sessanta Ercolino sempre in piedi (chi se lo ricorda?).
I partiti di destra
hanno sempre coltivato senza remore la legge ferrea in ristrette cerchie di potere e con il
culto della personalità del potente/oligarca di turno, senza bisogno di abbellimenti
democratici interni, tipo primarie o assemblee elettive. La stagione delle
primarie PD è stato un timido tentativo di invertire una rotta imboccata da un
secolo anche dai partiti di sinistra, ma alle enunciazioni di principio non
sono seguiti fatti concreti in contro-tendenza.
Ormai la rivolta contro
la legge ferrea delle oligarchie/èlite ha sostituito la vecchia lotta di classe e ha contagiato la società intera, anche per il venir meno della
compensazione riformista dei partiti in crisi. A causa degli stravolgimenti
sociali della globalizzazione e sotto la formidabile spinta della crisi
economica, ha assunto i caratteri della rivolta contro l’establishment e le varie
caste, sorde ad ogni cambiamento, di cui si sono fatti portavoce e volano i due
populismi di destra e di sinistra, Lega e M5S; in Francia la rivolta ha scavalcato anche
gli stessi populismi innescando la violenza dei gilet gialli contro Macron,
esempio emblematico di arroganza tecnocratica e di intercambiabilità tra esponenti delle èlite economiche, finanziarie, accademiche, professionali e politiche inamovibili.
L'incapacità di
auto-riformarsi dei partiti, mettendo per un po' a tacere la legge ferrea se
non altro per istinto di sopravvivenza, è alla base del travaglio congressuale
del PD, paralizzato dalle lotte intestine tra i cascami correntizi in
dissoluzione entropica, che la legge ferrea non riesce più a compensare e
riequilibrare con la cooptazione e la spartizione dei residui posti
di potere. Se poi la legge ferrea si colora di tinte tribali nutrendosi di
familismo, clientelismo, assistenzialismo, nepotismo, faziosità, trasformismo e campanilismo - vedi il
caso de Luca – allora agli iscritti, dopo la stagione della lealtà e della speranza, non resta che la defezione, fino alla drammatica emorragia di tessere di questi
anni. (Recente dichiarazione di Renzi su FB: «Il mio errore più grande è stato non ribaltare il partito. Non entrarci con il lanciafiamme come ci eravamo detti. In alcuni casi il PD ha funzionato, in altre zone è rimasto un partito di correnti. Ritengo che le correnti siano il male del partito»).
Ma l'obiettivo più alto
della rivolta populista resta il santuario dove la legge ferrea ha espresso il
suo massimo potenziale di distacco rispetto alla realtà: quelle istituzioni
Europee dove la contiguità tra oligarchie politiche, burocrazie ministeriali,
potentati tecnocratici, lobby affaristiche, interessi di grandi multinazionali,
circoli finanziari etc.. ha raggiunto il vertice di autoreferenzialità, di
cooptazione e di separazione dal “popolo”.
Come tentare di scalfire la legge
ferrea che alligna nelle istituzioni comunitarie, corrodendo gli ideali
europeisti, nella prossima campagna elettorale per le elezioni continentali, senza essere travolti dall'ondata populista, di destra e di sinistra? Un bel
dilemma per il PD, alle prese con la resa dei conti per non aver fatto i conti
interni con gli effetti perversi della propria legge ferrea....
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