domenica 5 marzo 2023
L'abbraccio mortale, l'antifascismo e il rischio cannibalizzazione...
mercoledì 1 marzo 2023
ECCO PERCHÉ HA VINTO ELLY....
La Schlein ha vinto perché ha portato a votare quella residua parte di elettori che nonostante i disastri delle ultime gestioni era ancora leale e disponibile a partecipare al gioco democratico. Come in risposta allo slogan maoista che a suo tempo presciveva di "sparare sul quartier generale", il popolo PD in sonno dalle elezioni ha risposto all'appello della 38enne stella nascente della sinistra.
Praticamente si sono confrontati due PD: da una parte quello ufficiale dell'apparato fatto di correnti e gruppi di potere romano/istituzionale, che ha occupato per un decennio i posti chiave facendosi la guerra e che i circoli hanno conferato e, dall'altra, quello esterno dell'elettorato di area disilluso e deluso dalla disastrosa gestione degli ultimi anni, che per motivazioni diversificate e non omogenee ha voltato le spalle alla dirigenza naziona, schierata con la continuità dell'usato sicuro Bonaccini, accettando il rischio Sclein come ultima spiaggia. Insomma occupy PD, alla fine, ha avuto successo sloggiando in tronco dai palazzi la vecchia gestione.
Per valutare la sorpresa rispetto alle previsioni che davano Bonaccini vincente - perché gli elettori hanno sempre confermato l'orientamento dei circoli come era stato prefigurato dagli esperti con un classico wishful thinking - bisogna partire da cento anni fa quando il sociologo Robert Michels formulò la legge ferrea dell'oligarchia, studiando proprio il partito socialdemocratico tedesco, che recita più o meno così: nelle forme associative strutturate come i partiti non vi è vera democrazia nel rapporto tra vertice e base perché pevalgono le elite staccate dal popolo e un'oligarchia connaturata alle logiche e alle esigenze delle grandi organizzazioni, alla psicologia del capo e di massa, anche quelle di sinistra, staccate dalla missione ideale del partito in modo autoreferenziale come si dice oggi.
La democrazia è nella competizione e nella scelta alternativa tra organizzazioni concorrenti, come ha insegnato Sartori, sul mercato politico elettorale da parte dei cittadini, mentre quella interna al partito è solo apparente in quanto vi predomina appunto la legge ferrea delle oligarchie e delle correnti. Tant'è che tutt' ora una parte dei vertici vorrebbe limitare le primarie ai soli iscritti o addirittura farne a meno, come accade spesso a livello locale, dove possono prevalere le logiche di potere della legge ferrea, controllate e governate dalle correnti, come dimostra la vittoria netta di Bonacini nelle primarie dei circoli e l'annuncio delle prime defezioni dopo la sua sconfitta irritare per l'irruzione della marziana.
Invece questa volta con la discesa in campo dell'esterna e neo iscritta Schlein si sono create le condizioni per il confronto democratico e alternativo, tra i due PD di cui sopra grazie al doppio turno, per cui una parte degli elettori che avevano scelto la defezione, per delusione dopo le ultime disastrose gestioni politiche, sono rientrati in gioco nelle primarie aperte agli esterni, secondo lo schema EVL di Hirschman (exit, Voice and loyalty).
Messa da parte l'opzione passiva dell'uscita dalla partecipazione, per un dissenso silenzioso e rinunciatario contro l'elite autoreferenziale perdente, hanno deciso di alzare la voce unendosi alla protesta di cui si è fatta portavoce e rappresentante pubblica la Shlein che ha riportato la gente ai gazebo per il ballottaggio; lei ha saputo cavalcare il malcontento tacito e la residua lealtà di una parte dei milioni di partecipanti alle precedenti primarie, rimasta orfana di espressione e rappresentanza fino a pochi mesi fa e che era rassegnata al disimpegno silenzioso, come nelle recenti elezioni regionali dominate proprio dell'estensione dell'ex popolo di sinistra.
Li ha convinti a partecipare proprio il gioco della concorrenza tra i due PD, quello dei circoli contro quello degli esterni allergico alla legge ferrea, perché se avessero concorso solo candidati interni i semplici elettori non avrebbero avuto l'occasione per alzare la voce contro i vertici e di certo non sarebbe stato raggiunto il milione di voti. Ma ora la legge ferrea tornerà in azione e vedremo se le prime mosse della neo segretaria saranno ancora nel suo segno, come tutto fa prevedere per la frammentazione del partito e la persistenza carsica delle correnti che sicuramente si riorganizzeranno e la condizioneranno.....a meno di un improbabile miracolo.
Elly, la fase 2: il ritorno alla legge ferrea dell'oligarchia?
martedì 28 febbraio 2023
L'inganno dell'interesse nazionale
PUTIN UN ANNO DOPO: DALLA IDEAZIONE PARANOIDE AL DELIRIO DI PERSECUZIONE
martedì 28 maggio 2019
Attenzione alle cornici cognitive: alle elezioni vince chi impone la sua!
Così anche nella campagna elettorale per le europee il Capitano ha continua iperterrito ad evocare la sicurezza senza che da sinistra si sia tentato di replicare con qualche argomento che ribaldi la sudditanza metaforica e culturale al frame della sicurezza/insicurezza; la cornice concettuale della sicurezza ha connotati emotivi (lo spettro della paura) profondamente coinvolgenti che premiano chi la impone e mettono nell'angolo le argomentazioni "razionali". E i risultati al momento della conta elettorale si sono visti nel 2018 e ancor più nel 2019!
La sicurezza zero come l'assenza di rischio non esiste nella realtà; la promessa di sicurezza assoluta è un mito che fa leva sul sentimento profondo della paura che prende quando la sicurezza è implicitamente messa in dubbio. Se tutti i santi giorni tutti i politici e i media parlano di sicurezza significa che c’è un problema oggettivo di insicurezza, tant’è che la gente alla fine la percepisce ovunque e in modo ansioso quando esce di casa, sale sul treno o va ad un concerto. Facile quindi acquisire consensi quando si promette più sicurezza!
martedì 1 gennaio 2019
Il populismo, la lotta di classe (alle èlite) del nuovo millenio
In realtà rancore, risentimento e rabbia, come espressione individuale del conflitto sociale, hanno sempre allignato nella società. Solo che questi profondi sentimenti venivano incanalati nella "lotta" di classe, che si è sempre alimentata dell' "odio" dei proletari per i padroni, fino alla sua caricatura del terrorismo di sinistra. Dopo tutto la lotta di classe ha sempre avuto connotati populisti, nel senso della guerra del popolo contro èlite capitaliste, padroni privilegiati caste professionali e in generale sfruttatori del popolo/proletariato.
Le Brigate Rosse si illudevano di sfruttare il rancore sociale per la rivoluzione, mentre ormai classe operaia si era integrata nel sistema democratico occidentale grazie al boom economico, al consumismo, alla società del benessere, alle riforme e ai diritti civili/sociali conquistati. A fasi alterne il progresso socio-economico è continuato fino agli anni 90 del secolo scorso, accompagnato dal graduale venir meno dell'antagonismo sindacale per l' "esaurimento" della classe operaia a causa, da un lato, della frammentazione sociale e della parcelizzazione del lavoro e, dall'altro, per la compiuta integrazione dei lavoratori nella piccola industria, tipicamente nel nord pedemontano; al posto della lotta di classe nel frattempo cresceva il rancore verso un apparato statale burocratizzato, inefficiente, oppressore fiscale e corrotto (l'inchiesta del sociologo Aldo Bonomi su "Il rancore, alle radici del malessere del nord" è del 2008).
- economica dal 2008, che si è innestata sugli effetti collaterali dell'euro ed ha aggravato il cronico deficit del bilancio statale
- migratoria come effetto collaterale della globalizzazione, con le delocalizzazioni e la concorrenza sleale dell'estremo oriente
- sociale: disoccupazione e precarizzazione del lavoro, specie giovanile al sud, nella società liquida
- istituzionale: scoperta dei privilegi e delle malefatte della casta politica, corruzione, sfruttamento dei beni pubblici etc.
- finanziaria, della spesa pubblica e del wellfare, sotto la pressione vincoli europei di bilancio, che mettevano in discussione i tradizionali strumenti clientelari ed assistenzialistici di controllo politico-sociale
Questo micidiale clima di frustrazione individuale con conseguente risentimento sociale, tanto rancoroso quanto profondo, non poteva più essere interpretato e incanalato nell'alveo tradizionale della "lotta di classe", per il radicale cambiamento subito dagli organi intermedi della rappresentanza politico-sindacale e partitica. I governi a guida PD hanno pagato lo scotto di questa impossibilità ed anzi, a causa di alcuni errori dopo l’illusorio trionfo delle europee, sono stati accomunati alla casta politica post-tangentopoli o non sono riusciti a sottrarsi a questa deriva propagandistica a causa della personalizzazione renziana, a suo modo espressione di disintermediazione “populista” rispetto al partito assieme alla rottamazione.
- legittimazione della rabbia per una lotta senza quartiere ai privilegi politico-amministrativi, alle èlite professionali, lobby economiche e a tutti gli esponenti di un establishement inamovibile, in combutta tra loro, specie nella commistione politico-bancaria
- ricerca di molteplici capri espiatori su cui veicolare il risentimento sociale, dall’uso strumentale della sicurezza minacciata dagli immigrati clandestini ai vincoli europei che soffocano la sovranità nazionale, dall’oppressione dell’apparato fiscale a quella della burocrazia statale etc..
- utilizzo della rete come strumento di denuncia pubblica e soprattutto di disintermediazione "orizzontale" rispetto all'oppressione "verticale" delle varie caste professionali, complici di quelle politiche ed economico-industriali
Come rispondere politicamente a tutto ciò? Come uscire dall’impasse per "cambiare l'inerzia di questa disfatta"?