Secondo il sociologo Max Weber esistono due modelli di etica: (i) quella delle (buone) intenzioni, dei grandi
disegni sociali e degli ideali di perfezione umana e (ii) quella dei risultati e della responsabilità, ovvero della
verifica empirica di obiettivi concreti e parcellari - tipica delle riforme “a spizzico” care a Karl Popper - e
degli interventi economico-sociali. Alla prima opzione aderiscono sia le teorie che prefigurano l'avvento
di società perfette (il comunismo) sia quelle che promuovono la realizzazione di disegni sovrannaturali
(le religioni) mentre all'etica degli obiettivi/risultati, con la conseguente responsabilità, dovrebbero
aderire tutti coloro che più modestamente esercitano la professione del politico, specie se riformatori
economici e sociali. Guai quindi a mescolare le due logiche, quelle dei disegni di perfezione e quella degli
esiti pratici: la strada della perdizione è lastricata delle migliori intenzioni!
Ebbene nel tormentato dibattito attorno alle modifica dell'Italicum si affollano da mesi schiere di politici che
aderiscono alla prima opzione etica, ma non certo per realizzare il comunismo o i disegni della provvidenza.
Più modestamente le intenzioni dei ben intenzionati ruotano attorno al proprio tornaconto politico, travestito
da motivazioni più o meno di principio o giuridiche, oppure per danneggiare il più possibile con una legge ad
hoc gli antagonisti diretti. Per le loro intenzioni la legge elettorale ideale deve garantire il massimo di certezza
di vittoria per la propria parte politica e il massimo di incertezza per gli avversari.
Naturalmente non ammetteranno mai di remare contro l'Italicum solo per portare più acqua al proprio
mulino a scapito degli avversari, tentando goffamente di ammantare di motivazioni “alte” le proposte di
revisione, anche se qualcuno improvvidamente ha manifestato la proprio recondito proposito: evitare che
al II° turno i pentastellati facciano il pieno di voti "contro" (il PD) come è successo alle elezioni comunali a
Roma e Torino e come suggeriscono da mesi le intenzioni di voto all'eventuale ballottaggio a livello nazionale.
Non importa se con questa intenzione si rimpinguerebbero di voti proprio i pentastellati, lastricando loro la
strada verso la vittoria. Ma dopo gli ultimi sondaggi il vento sembra proprio cambiato, sotto la spinta delle
turbolenze comunali della capitale, e quindi anche il terrore del sorpasso pentastellato sembra ormai svanito.
Ma i ben intenzionati non demordono, anzi hanno trovato un autorevole sostenitore!
Dopo la pausa agostana torna quindi alla grande il tormentone caro all'Armata Brancaleone del modifichiamo
l' italicum, a cui si aggrega pure l'ex presidente Napolitano che vuole le modifiche anche a prescindere dal
parere della consulta, bontà sua, ma si guarda bene dall'avanzare un proposta. Che importa se poi dopo il
pronunciamento della Corte Costituzionale si deve ricominciare da capo, ammesso e non concesso che vi
sia una maggioranza a sostegno della revisione dell'Italicum al Senato, con una miriade di gruppi a cui
importa solo la sopravvivenza e il proprio tornaconto elettorale. L'argomento del Napolitano anti-Italicum
è lo stesso caro a Bersani: potrebbe vincere il ballottaggio un partito che ha preso al primo turno solo il
25% di consensi o anche meno.
Così Roberto Giachetti minaccia polemicamente lo stesso proposito di Bersani, ma per una motivazione
opposta: se cambia l'italicum dirò NO al referendum. Violante invece sull'Huffigton post, in sintonia con
Speranza, ripropone il Mattarellum con il premio di maggioranza a chi conquista più collegi, ma si scorda
della sentenza sul Porcellum, che subordina il premio al raggiungimento di una ragionevole soglia minima
di voti o di seggi, senza la quale si ricade nel difetto della grande porcata. L'epidemia di amnesia ormai
dilaga tra la classe politica.
Infine con due articoli in due domeniche il Prof. D'Alimonte smonta punto per punto tutte le presunte
alternative all'Italicum, in particolare la proposta “speranzosa” di collegi uninominali a turno unico +
premio di maggioranza, con alcune semplici e logiche argomentazioni
(http://www.huffingtonpost.it/2016/09/11/dalimonte-difende-italicum_n_11961596.html#):
1-anche con il premio di maggioranza non è detto che in un sistema tripolare chi prende più collegi
raggiunga la maggioranza;
2-un grosso premio di maggioranza sarebbe peraltro anticostituzionale, per via della sentenza della
corte sul porcellum sopra ricordata;
3-in teoria i collegi potrebbero essere aggiudicati a candidati che prendono meno del 30% dei voti
e, sempre in teoria, un partito potrebbe aggiudicarsi il premio di maggioranza avendo conquistato
il 25-30% dei collegi uninominali; gli stessi che auspicano questa soluzione contestano il fatto che
con l'Italicum possa andare al ballottaggio e vincerlo un partito che ha avuto meno del 30% di
consensi al primo turno. E la coerenza logica che fine fa?
4-chi l'ha detto che il voto del ballottaggio vale e conta meno di quello del primo turno?
Conclusione: per una vera stabilità e governabilità serve il doppio voto degli elettori, ovvero il
ballottaggio, per non fare la fine della Spagna.
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