Non pensare all’elefante! Il linguista George Lakoff utilizza questa
slogan per dimostrare ai propri studenti quanto sia difficoltoso uscire da un
frame una volta che sia stato enunciato e soprattutto, nella sfera pubblica, reiterato da un soggetto politico tramite i media fino a monopolizzare il dibattito
pubblico (https://www.linkiesta.it/it/blog-post/2011/11/06/caro-bersani-non-pensare-allelefante/2691/ ). Chi riesce a far passare il frame più adatto per rispondere ai bisogni indotti dalla stessa propaganda cattura anche il consenso, specie emotivo, e trova strada spianata verso
la vittoria elettorale, ancor più se gli avversari non riescono a
contrastare con una propria cornice le parole d’ordine degli antagonisti.
E’ quello che è successo nelle elezioni politiche del 2018, vinte dai partiti che
hanno saputo imporre i propri slogan/frame, soprattutto in due sfere: la crisi
economica e quella migratoria.
L'errore controproducente della sinistra, in fatto di
subordinazione alla cornice cognitiva proposta dagli avversari, è stata
l'accettazione acritica del frame della sicurezza. Nel momento in cui si impone
la centralità nel dibattito pubblico e nelle scelte programmatiche dell'idea
della sicurezza, automaticamente la gente si sente insicura, aumenta la
percezione di incertezza e di vulnerabilità; appena si esce per strada ci si guarda attorno per assicurarsi che non ci siano
"malintenzionati" o situazioni potenzialmente sensibili e aumentano di diffidenza e sospettosità a scapito della fiducia e delle
relazioni sociali. Non è un caso che il terrorismo abbia come principale obiettivo
la diffusione della paura e dell’insicurezza come cavallo di Troia per mettere
in crisi i valori della liberal-democrazia occidentale e aizzare una risposta
in stile guerra di civiltà e di religione.
L’altra faccia della percezione di una insicurezza
diffusa, alimentata indirettamente dall’ossessione per la sicurezza, è il
concetto di rischio che si applica ormai ad ogni situazione: come non si da il
rischio zero va da se che non esiste una sicurezza assoluta, e quindi nemmeno
una tutela/controllo dall’insicurezza da parte di qualcuno, come invece si vorrebbe
fare credere (https://www.linkiesta.it/it/article/2018/02/14/i-crimini-sono-in-calo-ma-ce-chi-specula-sul-senso-di-insicurezza-degl/37123/ ) Rischio e insicurezza hanno una connotazione prettamente di
pancia/pelle e soggettiva e, una volta fissato questo ancoraggio emotivo, le
motivazioni razionali, a partire dai dati statistici, sono automaticamente fuori
gioco, squalificati nella comunicazione pubblica, come puntualmente è successo.
Accettando il frame della sicurezza si è implicitamente rinunciato ad un esame
di realtà non necessariamente basato sul “percepito” soggettivo, su ansie
artatamente amplificate che fanno leva sull'insicurezza ontologica degli umani, ma sul confronto dialettico tra realtà e sua
rappresentazione, tra fatti e “sensazioni”.
Da questa paura di sfondo, alimentata dai media
enfatizzando fatti di cronaca "nera" che hanno come protagonisti gli
"stranieri", nasce la richiesta di maggiore sicurezza, possibilmente
eliminando la fonte prima dell'insicurezza ovvero il diverso, lo straniero, il
deviante etc.., anche a costo di barattare qualche diritto in cambio di maggiore
protezione sicuritaria ( https://www.lettera43.it/it/articoli/societa/2018/06/22/sicurezza-italia-piercamillo-davigo-carcere-dati-istat-percezione-criminalita-omicidi/221308/ ). Storicamente regimi autoritari in nome della sicurezza hanno
via via ridotto e abolito le libertà civile, in particolare quando si paventava
un’invasione da parte di nemici esterni o sovversivi interni, come accade ai
nostri giorni in Ungheria. Ecco quindi che l’ “invasione” migratoria e il
pericolo dei clandestini si salda con la manipolazione della richiesta di sicurezza.
Non importa che la sicurezza totale, come il
rischio zero, sia un’illusione, perché lo stato deriva la sua legittimità e la
politica il consenso facendo leva sul bisogno di tutela verso l’insicurezza, l’incertezza,
la paura. Non conta se le statistiche smentiscono lo scenario di insicurezza diffusa
e pervasiva, con le dovute eccezioni delle grandi aree metropolitane e delle
periferie degradate, perchè ormai la "percezione" soggettiva è già
stata orientata in una certa direzione e guai ad andare controcorrente cercando
di portare qualche dato che possa incrinare la percezione ( https://www.ilpost.it/2017/08/16/numero-percezione-reati/ ). Sulle contro-argomentazioni l’autocensura
da parte della sinistra è stata l'inevitabile conseguenza della subordinazione culturale al frame
degli avversari. Una volta che si accetta passivamente la centralità della
sicurezza, come ha fatto il PD e in specie l'ex ministro dell'interno, si
rimane imprigionati nella dimensione "sicuritaria", a base di
tolleranza zero, espulsioni e ricerca di colpevoli/capri espiatori, come
soluzione semplice ed immediata per problemi tremendamente complessi e intricati.
Non importa se esiste una macro criminalità
organizzata mafiosa, che tiene in ostaggio 5 regioni ed affama il
"popolo" del sud, 1000 volte più pericolosa e pervasiva della
microcriminalità di strada, che peraltro colpisce i più deboli e indifesi!
Riguardo alle mafie la percezione di insicurezza non funziona e quindi non è
nemmeno un problema perchè restano tanto invisibili quanto diffuse, grazie alla
loro capacità di mimetizzarsi nel contesto sociale, culturale per ottenere
consenso. Tantè che sono proprio le mafie, in certi contesti, ad offrire una
protezione alternativa a quella dello stato.
Bisognava avere il coraggio di sottrarsi al frame della sicurezza, smontandolo in ogni occasione pubblica, per proporne uno alternativo, ovvero quello che fa riferimento alla "legalità" e al rispetto delle regole di convivenza civile. Non è lo stato sociale il principale garante della sicurezza e della tutela dei cittadini, tant'è che nel recente passato era la "sicurezza sociale" a proteggere i cittadini? Non è forse la criminalità mafiosa che strangola l’economia meridionale ed inquina il mercato, una fonte di malessere sociale diffuso e di insicurezza economica, a differenza di quanto accade in altre regioni? Non è l’evasione fiscale e la predazione dei beni comuni che, sottraendo risorse ai servizi pubblici e al welfare, dalla scuola alla polizia, dalla sanità alla giustizia, contribuisce a minare la sicurezza, la solidarietà e tutela sociale? Ma ormai la frittata è fatta....
P.S. Il presidente Mattarella nel discorso di fine hanno ha affermato: “La vera sicurezza si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza. Sicurezza è anche lavoro, istruzione, più equa distribuzione delle opportunità per i giovani, attenzione per gli anziani, serenità per i pensionati dopo una vita di lavoro: tutto questo si realizza più facilmente superando i conflitti e sostenendosi l’un l’altro”.
Bisognava avere il coraggio di sottrarsi al frame della sicurezza, smontandolo in ogni occasione pubblica, per proporne uno alternativo, ovvero quello che fa riferimento alla "legalità" e al rispetto delle regole di convivenza civile. Non è lo stato sociale il principale garante della sicurezza e della tutela dei cittadini, tant'è che nel recente passato era la "sicurezza sociale" a proteggere i cittadini? Non è forse la criminalità mafiosa che strangola l’economia meridionale ed inquina il mercato, una fonte di malessere sociale diffuso e di insicurezza economica, a differenza di quanto accade in altre regioni? Non è l’evasione fiscale e la predazione dei beni comuni che, sottraendo risorse ai servizi pubblici e al welfare, dalla scuola alla polizia, dalla sanità alla giustizia, contribuisce a minare la sicurezza, la solidarietà e tutela sociale? Ma ormai la frittata è fatta....
P.S. Il presidente Mattarella nel discorso di fine hanno ha affermato: “La vera sicurezza si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza. Sicurezza è anche lavoro, istruzione, più equa distribuzione delle opportunità per i giovani, attenzione per gli anziani, serenità per i pensionati dopo una vita di lavoro: tutto questo si realizza più facilmente superando i conflitti e sostenendosi l’un l’altro”.