Per superare l’attuale impasse politica, frutto dei veti incrociati
e delle incompatibilità tra le tre forze politiche maggiormente votate, c’e’
una sola strada: ritornare alle urne ma con un sistema elettorale a doppio
turno che dia agli elettori il potere di designare con chiarezza il premier e
il partito/coalizione che governerà il paese mettendo fine alla grande
coalizione. Cio’ sara’ possibile solo con la doppia scelta/selezione da parte
dell’elettorato, visto che i partiti sono paralizzati e incapaci di decidere
tra di loro per un qualsiasi governo, sulla base della delega ricevuta dagli elettori
nel singolo turno elettorale. Prima delle elezioni di febbraio il porcellum,
che tutto sommato si adattava discretamente al bipolarismo vigente negli ultimi
15 anni, era stato criticato per le liste bloccate senza preferenze perchè
ancora non aveva dispiegato i suoi perversi effetti.
Con il passaggio al
tri-polarismo ad interdizione reciproca, per via dell’incompatibilità tra i tre
maggiori partiti, è emersa con evidenza la portata devastante del porcellum:
schizofrenia rappresentativa tra Camera e Senato, paralisi istituzionale per
ingovernabilità, trionfo dei veti incrociati e massima incertezza politica. In
sostanza la paralisi governativa deriva dal fatto che ognuno dei tre maggiori
partiti e’ il Ghino di Tacco per l’altro, con l’ago della bilancia montiano che
però non ha voce in capitolo.
Una nuova legge elettorale ben congeniata potrebbe superare
i limiti e le distorsioni del porcellum, ormai palesi per tutti, e nel contempo
conciliare l’esigenza della governabilità con la maggiore rappresentatività
proporzionale, senza cadere negli effetti collaterali delle preferenze (rischio
di voto di scambio) e dei collegi uninominali maggioritari (idem più clientelismo,
campanilismo/localismo ed esclusione di minoranze anche consistenti). Anche
perchè i tre maggiori partiti, avendo avuto un consenso elettorale
sovrapponibile, non hanno posizioni di rendita minoritaria da far valere e
interessi particolari da difendere a scapito degli altri.
Ecco in sintesi i punti essenziali della proposta:
· riduzione dei parlamentari a 350 per la camera e 200 circa per il senato
· elezione del 70-80% dei parlamentari con il sistema proporzionale a turno unico, sia alla camera che al senato, per garantire la maggiore rappresentatività
· premio di maggioranza, variabile del 10-15% di seggi (ad esempio 50 alla camera, piu’ gli eventuali seggi non assegnati con i resti dei partiti minori) al partito/coalizione che supera la soglia del 40-45% dei voti al primo turno, per raggiungere il 55% del totale degli eletti
· in caso di mancato raggiungimento della soglia del 40-45% da parte di un partito/coalizione secondo turno di ballottaggio su lista unica nazionale per le prime due coalizioni, per attribuire al vincente il premio di maggioranza/governabilità, composto dal numero di seggi necessario per raggiungere il 55% del totale degli eletti (20-30% circa dei seggi in più rispetto a quelli attribuiti al primo turno)
· due schede elettorali: la prima per il voto su liste bloccate di collegio , con sistema proporzionale senza sbarramento e a turno unico in collegi elettorali su base regionale
· la seconda per il premio di maggioranza/lista di governo su base nazionale, con possibilità di 1-2 preferenze eccetto il candidato premier, da riproporre anche al secondo turno di ballottaggio in caso di mancato raggiungimento della soglia del 40-45% al primo turno
· macro-collegi elettorali, composti da 30-40 deputati e un numero proporzionale di senatori, in modo che possa essere rappresentato anche un partito che supera il 3-4% dei consensi a livello locale, senza bisogno di soglie di sbarramento a livello nazionale, ed eventualmente con la possibilità di 1 preferenza
· con le preferenze attribuite ai candidati della lista nazionale di governabilità al primo turno gli elettori sono nelle condizioni di selezionare anche i futuri ministri
· al secondo turno di ballottaggio, dopo una settimana, i cittadini saranno chiamati ad attribuire il premio di maggioranza/governabilità ad una delle due coalizioni/partiti che al primo turno non hanno superato la soglia del 40-45% dei consensi · in questo modo il candidato premier vincente entra immediatamente in carica, essendo stata designata dai cittadini anche la lista dei ministri, senza mercanteggiamenti e negoziati post elettorali per trovare bilanciamenti/spartizioni di posti in stile manuale Cencelli di stampo partitocratico/correntizio.
Con il sistema delle macro-circoscrizioni si evitano le
derive localistico/campanilistiche, tipiche dei sistemi uninominali, si
garantisce nel contempo la rappresentatività delle minoranze radicate
localmente, e si pone un freno alla personalizzazione tipica del collegio maggioritario,
sempre a rischio di clientelismo e/o voto di scambio; con l’attribuzione delle
preferenze a livello nazionale, su una lista di personalità di rilievo e note
per la propria posizione pubblica o sociale, si restituisce agli elettori la
libertà di scegliere direttamente sia il primo ministro sia la composizione del
governo, sottraendola alle negoziazioni post-elettorali tra le burocrazie/caste
dei partiti e senza il rischio di voti di scambio/clientelare a livello di
micro collegi locali.
La riforma sarebbe ancor più incisiva se venisse abbassato
il limite di età per gli elettori del senato, ad esempio dagli attuali 25 a 21
anni, se venisse rivista l’attribuzione dei seggi del Senato su base regionale
e se fossero differenziati i compiti delle due assemblee, superando il
cosiddetto bicameralismo perfetto o abolendo il senato come proposto da alcuni
commentatori. Ma anche in caso di recupero del Mattarellum, previa abrogazione
del Porcellum come già ipotizzato da più parti per superare le prevedibili
contrapposizioni sulla riforma, c’è il rischio di ritrovarsi un parlamento
spaccato in tre gruppi contrapposti e quindi ingovernabile. Ma ci sarebbe una
soluzione anche per prevenire tale esito disastroso. Basterebbe, pur mantenendo
il 75% dei seggi in collegi uninominali maggioritari, trasformare l’intera
quota proporzionale del 25% in un premio di maggioranza/governabilità da
attribuire al ballottaggio, nel caso in cui nessun partito o schieramento
superasse la soglia minima per il premio di maggioranza al primo turno, secondo
il modello sopra delineato.
Aprile 2013
Giuseppe Belleri
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