Sono abbastanza scontate le razioni scandalizzate della
minoranza PD, precedute dall'altolà dei Cuperliani, al summit tra Renzi e
Berlusconi: è vecchio e superato l'argomento "ontologico" in base al
quale non si deve incontrare il Cavaliere, perchè brutto, sporcaccione e pure
pregiudicato. Dopo il vertice di ieri nella sede del PD si profila un
compromesso che potrebbe anche ottenere l’OK dei piccoli partiti di centro
(Scelta Civica, Casini e soprattutto NCD) su un modello spagnolo, ampiamente
modificato rispetto all’originale proposta renziana: piccoli collegi
elettorali, liste bloccate, premio di maggioranza/governabilità con soglia
minima per l’attribuzione, sbarramento per escludere i “piccoli partitini” e collegio unico nazionale per attribuire i resti alle forze minori coalizzate. L'obiettivo è di garantire bipolarismo e salda governabilità, perlomeno nelle intenzioni dei
suoi sponsor.
Se sia davvero una svolta, come enfatizzato da molti, lo si
potrà valutare solo lunedì 20 gennaio alla presentazione ufficiale dei
contenuti della proposta Renzi-Berlusconi. E’ presto quindi per valutare la nuova
legge anche perchè spesso accade che il diavolo si nasconda nei particolari e
le anticipazioni della stampa non sono affatto univoche su alcuni punti
essenziali. Le variabili da considerare sono due, tra loro correlate:
1-l'entità del premio di maggioranza: 15 o 20% dei seggi?
2-il livello della “ragionevole” soglia minima per l'attribuzione
del premio stesso: 35 o 40% dei voti espressi?.
Il combinato disposto di queste variabili potrebbe risultare
antitetico: ad un estremo dello spettro (15% di premio a chi raggiunge il 40%
dei consensi) sarebbe praticamente impossibile la governabilità per la
difficoltà nel superamento della soglia, a causa del tri-polarismo, mentre
all'estremo opposto (20% di seggi in premio a chi oltrepassa la soglia del 35%)
sarebbe un po’ più probabile per un partito/coalizione raggiungere la
maggioranza assoluta grazie al premio più consistente e alla quota più
abbordabile. Infine se nessuno supera la soglia minima "ragionevole",
indicata dalla Consulta nella recente sentenza di bocciatura del Porcellum, non
scatta più il "premio" e si ritorna di fatto alla prima repubblica.
Con questa legge il rischio di un parlamento ingovernabile
comunque è elevato ed esiste in entrambi gli scenari; se ad esempio dalle
elezioni dovessero uscire due schieramenti appaiati, ovvero centrodestra e centrosinistra
poco sopra il 30%, il premio non verrebbe attribuito si ritorna automaticamente al proporzionale puro, cioè al
Porcellum senza premio di maggioranza, vero obiettivo dei proporzionalisti
annidati in ogni schieramento e di tutti i fan delle grandi intese a vita.
Riguardo al rischio di alleanze elettorali eterogenee e in
balia dei piccoli partiti, come nel caso dell'Ulivo, lo sbarramento nazionale
del 5% - per le liste minori coalizzate su tutto il territorio - sarà un
incentivo per imbarcare nell'alleanza proprio le forze politiche minori. Anche
minimo apporto di consensi potrebbe consentire ad una coalizione di superare
gli avversari e quindi incassare tutto il pingue premio di maggioranza (specie
se del 20%). In modo speculare i piccoli partiti avranno tutto l'interesse ad
offrire i propri voti al miglior offerente, visto che il loro contributo
potrebbe essere determinate e fare la differenza rispetto alla coalizione
antagonista. In pratica per FI potrebbe essere conveniente riaggregare sia gli
alfaniani che fratelli d'Italia e la Lega, mentre al PD sia SC che SEL.
Altro
che "stop al ricatto dei piccoli partitini", come dice Renzi e come
vorrebbe far credere l’accordo con Berlusconi. La soglia di sbarramento al 5-8%
avrebbe avuto un effetto di drastica semplificazione del quadro politico se valesse
solo nei piccoli collegi, dove peraltro esiste già uno sbarramento di fatto del
10-15% ultra-maggioritario, e non a livello nazionale come anticipano i
giornali.
Tuttavia ci sarebbe un modo semplice ed
efficace per evitare l'ammucchiata in stile Unione e garantire una maggioranza certa e stabile: basterebbe introdurre il
ballottaggio tra i due primi classificati del primo turno, nel caso in cui
nessuno superi la soglia minima per attribuire il premio di maggioranza. Con la
garanzia del ballottaggio non servirebbero ai partiti maggiori il 2 o 3% di
questo o quel partitino per superare la soglia minima. Infatti i due partiti
maggiori si potrebbero presentare senza contaminazioni e "puri" di
fronte all’elettorato. Tutta la posta si giocherebbe al II turno, quando a fare
la differenza tra vincente e perdente sarebbe la scelta degli elettori con il
loro voto, e non i partitini con i loro potere di condizionamento.
Solo il doppio turno può
garantire matematicamente la governabilità, sia che si applichi al modello
spagnolo modificato sia che venga inserito nel Mattarellum rivisto con il
premio di maggioranza, come propone Scelta Civica. Insomma tutti i modelli
possono funzionare, a condizione che prevedano:
1-una "ragionevole"
soglia minima per il premio di maggioranza, cioè non inferiore al 40% ;
2-il ballottaggio nel caso in cui
nessun partito/coalizione superi la soglia e quindi la maggioranza.
E’ ciò che ha scritto e riscritto
(circa il punto 1) a chiare lettere la Corte Costituzionale (in almeno 5
passaggi da pagina 16 a 19) nella recente sentenza di bocciatura del Porcellum.
Ma questa soluzione è troppo semplice e razionale per gli interessi di parte,
che si sono confrontati in questa lunga e laboriosa trattativa.
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