Matteo Renzi ha rotto gli indugi e con una lettera indirizzata
ai partiti di governo e di opposizione ha anticipato la presentazione della rosa
di opzioni di riforma del Porcellum, originariamente in calendario per il 10 gennaio prossimo. Ecco i tre modelli di riforma proposti dal segretario PD ( http://www.europaquotidiano.it/2014/01/02/renzi-riforma-elettorale-a-la-carte-e-propone-tre-soluzioni/
)
I. Riforma sul modello della legge elettorale
spagnola. Divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni con
attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% (92
seggi). Ciascuna circoscrizione elegge un minimo di quattro e un massimo di
cinque deputati. Soglia di sbarramento al 5%.
II. Riforma sul modello della legge Mattarella
rivisitata. 475 collegi uninominali e assegnazione del 25% dei collegi restanti
attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto
di tribuna pari al 10% del totale dei collegi
III. Riforma sul modello del doppio turno di coalizione
dei sindaci. Chi vince prende il 60% dei seggi e i restanti sono divisi
proporzionalmente tra i perdenti. Possibile sia un sistema con liste corte
bloccate, con preferenze, o con collegi. Soglia di sbarramento al 5%.
ANALISI. Le anticipazioni di Renzi sono troppo scarne per dare il quadro di un sistema elettorale efficace ed appropriato. Nel primo e nel terzo modello mancano, forse volutamente, due elementi dirimenti: la soglia minima per far scattare il premio di maggioranza, senza la quale nessun partito/coalizione è in grado di raggiungere la maggioranza, ed il conseguente II° turno nel caso in cui nessun partito/coalizione superi al primo turno tale “sbarramento”. Entrambi gli
elementi sono essenziali per ovviare all’assetto tri-polare del sistema
politico e per ottemperare alle indicazioni della Consulta, che
nella sua recente sentenza ha eliminato l’abnorme premio di
maggioranza del Porcellum. Il riferimento al ballottaggio non compare esplicitamente in nessuna delle tre proposte (ma è implicito nella formula del “sindaco d’Italia”) mentre in un sistema tri-polare difficilmente senza un secondo turno elettorale tra i due partiti/coalizioni maggiormente votati al primo turno si potrà assicurare una maggioranza certa e consistente.
Inoltre il premio di maggioranza previsto nelle prime due ipotesi di riforma appare numericamente inadeguato: sia i 92 seggi della "spagnola" sia l'analogo 15% del Mattarellum "rafforzato" potrebbero essere insufficienti per conquistare il parlamento. In entrambi i casi un partito/coalizione dovrebbe superare perlomeno la soglia del 36% dei seggi (circa 230) per prevalere sugli altri grazie al 15% del premio di maggioranza. In particolare il modello spagnolo dei piccoli collegi difficilmente, in presenza di tre blocchi con consensi elettorali simili, come nelle elezioni del 2013, potrà garantire una salda maggioranza e la conseguente governabilità. Facciamo quattro conti: detraendo dalla totalità dei seggi parlamentari (630, con maggioranza a 316) il “premietto” di 92 seggi ne restano 538. Ipotizzando che le tre maggiori forze politiche si dividano in parti più o meno uguali questi seggi avremo tre schieramenti parlamentari variabili da 160 a 200 seggi l’uno; difficilmente quindi uno dei tre potrà conquistare il parlamento perché ne servirebbero non meno di 225 per ottenere la risicatissima maggioranza di 317 seggi.
Inoltre il premio di maggioranza previsto nelle prime due ipotesi di riforma appare numericamente inadeguato: sia i 92 seggi della "spagnola" sia l'analogo 15% del Mattarellum "rafforzato" potrebbero essere insufficienti per conquistare il parlamento. In entrambi i casi un partito/coalizione dovrebbe superare perlomeno la soglia del 36% dei seggi (circa 230) per prevalere sugli altri grazie al 15% del premio di maggioranza. In particolare il modello spagnolo dei piccoli collegi difficilmente, in presenza di tre blocchi con consensi elettorali simili, come nelle elezioni del 2013, potrà garantire una salda maggioranza e la conseguente governabilità. Facciamo quattro conti: detraendo dalla totalità dei seggi parlamentari (630, con maggioranza a 316) il “premietto” di 92 seggi ne restano 538. Ipotizzando che le tre maggiori forze politiche si dividano in parti più o meno uguali questi seggi avremo tre schieramenti parlamentari variabili da 160 a 200 seggi l’uno; difficilmente quindi uno dei tre potrà conquistare il parlamento perché ne servirebbero non meno di 225 per ottenere la risicatissima maggioranza di 317 seggi.
Per quanto riguarda il Mattarellum “rafforzato” vale più o meno lo stesso ragionamento; per assicurare una maggioranza parlamentare solida sarebbe più appropriato un surplus di seggi variabile, ad esempio compreso tra il 15 e il 20% in rapporto al numero di collegi uninominali conquistati al primo turno, in misura tale da permettere al partito/coalizione vincente al ballottaggio di superare la soglia del 50%. In entrambi i casi quindi, a fronte di partiti/coalizioni con meno del 36% dei seggi, il premio previsto rischia di essere ininfluente per garantire la maggioranza assoluta e quindi si ritorna nella situazione attuale di ingovernabilità. Per evitare tale esito in modo certo servirebbero quindi alcune condizioni: una soglia minima di sicurezza per far scattare il premio di maggioranza o, in alternativa, un premio di maggiore consistenza da assegnare con il ballottaggio, come nel modello del "sindaco d'Italia".
Nelle prime due proposte una
novantina di seggi in più alla coalizione vincente rischiano di essere
insufficiente per raggiungere la maggioranza assoluta; all'opposto il 60% attribuito al vincitore nel modello “sindaco
d’Italia” appare francamente eccessivo, quasi a rischio di “dittatura” della
maggioranza (bastava un premio sufficiente per arrivare al 55%). Peraltro
quest’ultima opzione può funzionare, sempre per via del tri-polarismo bloccato,
ma solo con il ballottaggio tra i primi due classificati al primo turno, di cui
nella scarna anticipazione giornalistica si è persa traccia (il riferimento al
doppio turno compare invece nella mail di presentazione dell’iniziativa
indirizzata ai militanti: http://www.bigbangumbria.it/auguri-per-un-fantastico-2014-da-matteo-renzi-nella-enews-di-oggi-3-proposte-per-cambiare-la-legge-elettorale/#more-1702).
Riguardo alle dimensioni dei collegi, in relazione al voto
di preferenza reintrodotto dalla Consulta, sia nelle piccole circoscrizioni
spagnole che nei collegi uninominali vi è il rischio della caccia alle
preferenze, a suon di mirabolanti promesse, come accade spesso nella riserva
elettoral-clientelare dei vari candidati (molto meno rischiose, da questo punto
di vista, sarebbero le grandi circoscrizioni a dimensione provinciale o
regionale). Infine dal punto di vista della rappresentatività democratica lo “spagnolo”
porterebbe alla totale cancellazione di gruppi politici anche consistenti,
ovvero con percentuali tra il 5 e il 10%. Infatti per conseguire un seggio in
collegi composti da 4-5 candidati servirebbero consensi elettorali minimi del 10-15%. Una semplificazione di fatto troppo drastica che, sommata alla soglia
di sbarramento nazionale del 5%, è destinata a provocare la comprensibile levata di scudi
delle forze minori estranee ai tre poli. All’opposto la formula del “sindaco d’Italia”,
per la sua ampia rappresentatività proporzionale e la garanzia di governabilità
data dal premio di maggioranza con doppio turno, sarà certamente appoggiata da
tutti i partiti minori e dalle forze politiche maggiormente radicate in alcuni
territori.
CONCLUSIONI. La seconda e la terza opzione avanzate da Renzi
non costituiscono certo una novità e rappresentano due ipotesi valide, seppur con
qualche ritocco migliorativo soprattutto nel senso di prevedere esplicitamente il secondo turno; non si può dire altrettanto del modello
“spagnolo” senza doppio turno, new entry proposta per venire incontro alle
esigenze della neo-FI. Non si capisce infatti come la formula dei piccoli collegi
possa attribuire anche il premio di maggioranza, indispensabile
per garantire la governabilità e il bipolarismo in uno schema tri-polare, senza una soglia minima e senza l'eventuale ballottaggio tra due delle tre coalizioni maggiormente votate al
primo turno (ammesso, e non concesso, che il surplus di soli 92 seggi sia sufficiente per assicurare la maggioranza assoluta). Per i suoi difetti l’opzione “spagnola” è destinata a raccogliere
ben pochi consensi, la contrarietà dei partiti estranei ai tre poli maggiori e
probabilmente l’opposizione dichiarata del movimento cinque stelle.
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